Attualità
Facchini dell’aeroporto di Fiumicino sorpresi a rubare da valigia di Louis Vuitton: arrestati

Due uomini addetti ai bagagli dell’aeroporto di Fiumicino sono stati arrestati dopo essere stati sorpresi a rubare dalle valigie. Oggetto del furto, un trolley di Louis Vuitton.
La Polizia di frontiera di Fiumicino ha arrestato due facchini addetti allo smistamento bagagli dopo averli sorpresi a rubare oggetti di valore all’interno delle valigie. I due, beccati in flagranza di reato, sono stati processati per direttissima il giorno dopo il furto, con il giudice che ha convalidato l’arresto.
Era da qualche tempo che i due uomini erano tenuti d’occhio all’aeroporto di Fiumicino. C’era il sospetto che rubassero dai bagagli dei passeggeri – soprattutto le valigie firmate, che lasciavano intendere una certa ricchezza da parte dei proprietari – impossessandosi degli oggetti di valore contenuti al loro interno. Il modus operandi era abbastanza semplice: quando i due erano da soli a occuparsi del nastro trasportatore, aspettavano di vedere valigie di marca per aprirle e prendere soldi e gioielli che potevano essere contenuti all’interno. In uno dei video visionati dalla polizia aeroportuale che – come detto – sospettava dei due, si vede uno dei due faccini dire al collega di fermare il nastro, prendere una valigia di Louis Vuitton, aprilrla e prendere orologi di grande valore. Per poi rimetterla sul nastro, diretta ad Atene, dove i proprietari si sarebbero trovati di fronte all’amara sorpresa.
Appena hanno visto i due prendere gli orologi, la polizia è intervenuta per arrestarli in flagranza di reato. Appena hanno…
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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