Attualità
Giorgetti spiega perché ha tagliato 425 milioni sulla Metro C di Roma: manca il progetto

Secondo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il taglio di 425 milioni di euro per la realizzazione della Metro C di Roma si è reso necessario perché non esiste un progetto definitivo della tratta per cui sono stati tolti i finanziamenti: “Quando le Amministrazioni mi chiedono stanziamenti, mi devono dimostrare che hanno il progetto esecutivo e che sono in grado di spendere e presentare il timing di esecuzione, allora io metto i soldi”.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato perché il governo ha deciso di tagliare 425 milioni di euro per la realizzazione delle nuove fermate della Metro C di Roma. Una decisione che, secondo il sindaco Gualtieri, non solo mette a rischio la Tratta T1 della Linea C, da piazzale Clodio alla Farnesina, ma fa anche lievitare i costi e i tempi di realizzazione della tratta T2 Venezia – Clodio.
In sostanza Giorgetti ha fatto sapere che il taglio era necessario perché non esiste ancora una progettazione definitiva dell’opera. “La logica che sta dietro le nuove regole di bilancio, piacciano o no – a me alcune sembrano assurde – è che bisogna stanziare le risorse quando si è sicuri di realizzare le opere: aiutate il ministro dell’Economia a vincere il Nobel dell’austerità a Bruxelles. Quando le Amministrazioni mi chiedono stanziamenti, mi devono dimostrare che hanno il progetto esecutivo e che sono in grado di spendere e presentare il timing di esecuzione, allora io metto i soldi”.
Sulla Metro C, ha proseguito il ministro in audizione in commissione Bilancio alla Camera,…
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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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