Attualità
Hotel di lusso e servizi: una colata di cemento a 200 metri dal nuovo stadio della Roma a Pietralata

È un progetto della società Sistemi Urbani di Fs, il cui masterplan è stato presentato con un video pubblicato su Youtube in cui compare anche il logo di Roma Capitale. “Ma quando abbiamo votato la delibera di pubblico interesse per lo stadio non ne eravamo a conoscenza”, ha spiegato Ferdinando Bonessio, consigliere capitolino di Alleanza Verdi e Sinistra.
Un nuovo hotel, un centro business, edifici residenziali e anche alcuni laboratori di ricerca dell’università La Sapienza di Roma. A meno di duecento metri dal nuovo stadio della Roma a Pietralata. È un progetto della società Sistemi Urbani di Fs, il cui masterplan è stato presentato con un video pubblicato su Youtube in cui compare anche il logo di Roma Capitale.
“Ma quando abbiamo votato la delibera di pubblico interesse non ne eravamo a conoscenza. L’Assemblea Capitolina non sapeva che in zona limitrofa a quella del possibile nuovo stadio il Comune, con una delibera di giunta del 2109, sindaca Virginia Raggi, aveva riconosciuto un’edificazione a Ferrovie dello Stato di oltre 800 metri cubi, una colata di cemento. Questo rappresenta non solo un peso dal punto di vista urbanistico, ma anche un problema per la mobilità e per il trasporto pubblico da e verso quella zona”, ha spiegato a Fanpage.it Ferdinando Bonessio, consigliere capitolino di Alleanza Verdi e Sinistra e presidente della Commissione Sport, benessere e qualità della vita.
Sul sito di Fs il progetto viene descritto come “rigenerazione urbanistica e funzionale dell’ambito”, oggetto dell’…
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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