Attualità
La 12enne che ha accoltellato un compagno di classe per aver fatto la “spia” non sarà espulsa

Per ora la ragazzina non sarà espulsa dall’istituto di Santa Maria delle Mole alle porte di Roma, ma probabilmente cambierà scuola. Nei prossimi giorni un incontro di tutto il corpo docente con gli studenti.
Per ora l’alunna che ha accoltellato un compagno di classe nella scuola media Vivaldi di Santa Maria delle Mole (una frazione di Marino ai Castelli Romani), non sarà espulsa. La dodicenne ancora non è tornata in classe, e forse i genitori decideranno di cambiarle in ogni caso istituto. L’intera comunità scolastica è sotto choc, preside e docenti non parlano con la stampa e stanno lavorando per spiegare e spiegarsi cosa sia accaduto. Il ragazzo ferito è stato già dimesso dal lunedì pomeriggio e anche lui al momento è rimasto a casa.
Nei prossimi giorni si terrà un incontro di tutto il corpo docente con gli studenti per riprendere le fila della comunità scolastica, rispondere alle domande e allo smarrimento dei giovanissimi. Queste le decisioni del consiglio d’istituto, prese prima dell’incontro nel pomeriggio di ieri con la famiglia della ragazzina coinvolta.
Si “indaga” anche per capire il contesto in cui è maturato il gravissimo gesto. La 12enne non aveva mai dato segnali particolari a scuola e in famiglia. Timida e introversa, ma senza mai manifestare comportamenti violenti. Era vittima di bullismo? Si sentiva isolata dall’ambiente scolastico? Quello che sembra certo è che non aveva molti amici, ma non sono mai stati registrati casi particolari di angherie nei suoi confronti.
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Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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