Attualità
Meloni e Salvini tagliano i fondi per la Metro C, segnale “devastante” per il Giubileo: la denuncia del Pd

“Se fossero confermati i tagli alla Metro C, la presidente del consiglio Meloni sferrerebbe un colpo devastante a Roma nell’anno del Giubileo. E per questo sfideremo la destra a un confronto nella Commissione Trasporti che si terrà mercoledì alla Camera”, ha spiegato ai microfoni di Fanpage.it il deputato romano del Pd Andrea Casu, vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati.
I tagli inseriti nella legge di Bilancio mettono a rischio, come denunciato dal sindaco Gualtieri, la realizzazione delle nuove fermate della Metro C di Roma. Fino a 425 milioni di euro già finanziati per il completamento dell’opera sono stati cancellati dal ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini in nome della spending review.
Quali stazioni della Metro C di Roma sono a rischio
Ad essere danneggiata dai tagli inseriti nella Manovra è la tratta T1 della Metro C, che va da Farnesina a Clodio/Mazzini, ma la cancellazione dei fondi avrebbe ripercussioni anche sulla tratta T2, che comprende le stazioni di Clodio, Ottaviano, San Pietro e Chiesa Nuova. Attualmente, come noto, sono in corso i lavori di realizzazione della stazione-museo di piazza Venezia e sono quasi completati quelli per la realizzazione delle fermate Porta Metronia e Colosseo, che dovrebbero aprire a settembre 2025.
“Senza la completa copertura di entrambe le tratte garantita dal finanziamento pluriennale che viene tagliato la realizzazione della Metro dovrà fermarsi a Prati e a quel punto non solo i disagi per la città sarebbero…
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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