Attualità
Quali sono le condizioni del vigile investito da un carabiniere ubriaco a Roma: come sta Daniele Virgili

Investito da un carabiniere ubriaco in via Tiburtina: come sta il vigile Daniele Virgili a due giorni dal terribile incidente che gli ha fatto perdere una gamba.
Riccardo, il fratello del vigile rimasto gravemente ferito sulla Tiburtina e l’automobile dopo lo scontro.
Sta meglio, ma non è ancora fuori pericolo Daniele Virgili, il vigile rimasto gravemente ferito nel terribile incidente di via Tiburtina. Secondo quanto riportano i medici, il vigile travolto dal carabiniere in via Tiburtina due sere fa ha concluso una fase di miglioramento clinico e oggi sono state sospese la sedazione e la ventilazione meccanica. L’agente, il venticinquenne Daniele Virgili, a seguito dell’incidente ha perso una gamba. Scongiurato l’intervento sull’altra, resta in condizioni generali gravi e in prognosi riservata.
“Per me oggi è stata un’emozione fantastica, parlare con lui è stata una gioia immensa. Subito dopo l’incidente mi diceva Non ci vedremo più, sto morendo. E la prima cosa che gli ho detto dopo le operazioni è stata proprio: Eccoci, ci siamo rivisti. Ho mantenuto la promessa – ha spiegato il fratello del vigili ferito, Riccardo Virgili – Non significa che sia fuori pericolo, lo staff del San Camillo sta facendo, ma dobbiamo ancora essere cauti”.
Il luogo del terribile incidente e Daniele Virgili, il vigile rimasto ferito.
Lo schianto è avvenuto nella serata di due giorni fa, lungo la via Tiburtina, verso le 20.30, a due mesi dall’assunzione dell’agente. Daniele Virgili si trovava con due colleghe e stava effettuando…
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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