Attualità
Ragazzina di 12 anni accoltella compagno di classe. La mamma: “Mai un gesto violento, è molto introversa”

Parla la mamma della 12enne che ieri nel cortile della scuola ha accoltellato un compagno di classe perché aveva “fatto la spia”. Viene descritta come una ragazzina molto introversa, piuttosto sola, e che mai si era distinta per atti di violenza. Ora rischia di essere espulsa.
Michela, il nome è di fantasia, ora è a casa con i genitori. Ieri nel cortile della sua scuola, la media Vivaldi di via Giovanni Prati a Marino ai Castelli Romani, ha accoltellato un compagno di classe. Ha soli dodici anni e non è imputabile. Avendo meno di quattordici anni la Procura di Roma si è limitata a inviare una relazione al Tribunale dei Minori dove si ipotizza il reato di lesioni personali. Michela ha sferrato tre fendenti a un altro ragazzino con un coltello da cucina che aveva introdotto a scuola di nascosto, lo ha estratto e si è scagliato contro il coetaneo. Subito dopo scappa in un angolo del cortile e chiama il 112: “Venite sono stata io”. Le forze dell’ordine la tengono al telefono fino a quando non arrivano sul posto. Intanto i professori e il personale della scuola soccorre il giovane ferito, fortunatamente in modo non grave: trasferito all’ospedale Bambino Gesù viene medicato con diversi punti di sutura al petto e alle mani.
Questi i fatti fino ad ora. Resta da capire il perché, con un’intera comunità scossa che si interroga. Ieri i docenti e la dirigente scolastica sono rimasti in riunione nella scuola fino a tardi. Nessun commento. La ragazzina ha spiegato di aver agito per vendicarsi di quel compagno di classe…
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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