Attualità
Si ribalta in autostrada dopo inseguimento in Panda con la Polizia Stradale: arrestato

Dai controlli è emerso che l’uomo non aveva mai preso la patente, la macchina era stata rubata e la centralina sostituita. Gli agenti lo hanno arrestato.
Ha seminato il panico sull’autostrada, cercando di sfuggire alla Polizia Stradale che gli aveva intimato l’alt: un uomo è stato arrestato dopo un inseguimento rocambolesco avvenuto sull’A1, ne tratto che attraversa la provincia di Frosinone. L’uomo viaggiava su una Fiat Panda rubata, non aveva la patente e all’auto era anche stata sostituita la centralina. Una volta fermato, solo perché l’auto si è ribaltata, è stato arrestato e accusato di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e ricettazione.
Tutto è cominciato quando una pattuglia della Polizia Stradale ha intimato l’alt all’uomo all’altezza del casello di Colleferro. Attività di routine, che vengono svolte normalmente, soprattutto nei pressi dei caselli autostradali. Invece di fermarsi, l’uomo ha però spinto sull’acceleratore, ed è fuggito a tutta velocità per l’A1.
La Polizia Stradale ha cominciato a seguirlo, con il conducente della Panda che procedeva pericolosamente a zig zag tra le altre auto, rischiando anche di causare un incidente. Non solo: all’altezza dell’area di servizio ‘La Macchia’ di Anagni, ha speronato più volte la macchina di un’altra pattuglia della Stradale che era arrivata di supporto alla prima. L’uomo si è fermato solo quando la macchina si è ribaltata nei campi: ne è uscito senza ferite e illeso, nonostante il brutto incidente. Una volta sottoposto ai controlli è…
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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