Attualità
Traffico e lunghe code su via Colombo e via Ostiense: lunedì mattina da incubo per i pendolari

Lunedì mattina nero per gli automobilisti della via del Mare e via Colombo per traffico e lunghe code. I disagi per i lavori stradali si sono registrati già dall’alba.
Traffico in tilt e lunghe code lungo via Ostiense e via Cristoforo Colombo. Una mattinata di passione per i pendolari di Roma Sud e provincia, quella di oggi, lunedì 4 novembre. Un lunedì mattina di ritorno al lavoro per molti, dopo il weekend di Ognissanti. A provocare disagi e forti rallentamenti sono i lavori stradali. Gli automobilisti hanno segnalato la presenza dei incolonnamenti già da stamattina presto sui social network, con post e foto pubblicati nel gruppo Facebook ‘Noi pendolari della via del Mare e dell’Ostiense’ e ‘C’è vita sulla Colombo’.
Caos stamattina lungo via del Mare
Già ieri sera una cittadina anticipando i disagi che ci sarebbero stati ha scritto un post ironico: “Gente, pronti per domani? Mancano poche ore…Mettiamoci d’accordo..In quanti anticipiamo l’uscita? E di quanto? Come ci vogliamo organizzare?”. Alle 6 di oggi Annalisa scrive: “Via del Mare chiusa per chi viene da Acilia, tutti sull’Ostiense e già c’è una bella fila”. Sempre intorno alle ore 6 un altro utente scrive: “Via del Mare si prende al solito punto, si esce altezza Q8 Vitinia, senso unico su Ostiense, si bypassano i lavori e si rientra sulla via del Mare, quindi Dragona-fine via del Mare altezza Ristorante Convento 25 minuti…pensavo peggio”. Roberta ha preferito non rischiare: “Noi oggi in famiglia abbiamo optato tutti per il trenino. Ed è andata…
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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