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Cronaca

Il Grassi di Ostia: terra di confine, come essere in trincea

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Il Grassi di Ostia: terra di confine, come essere in trincea

#Cronaca #Ostia #ViolenzaSanitaria Ancora violenza al pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia, dove un uomo ha aggredito quattro infermieri e un operatore sociosanitario. L’episodio, l’ennesimo in una lunga serie, mette in luce la difficile situazione nei reparti d’emergenza della Capitale.

«Sembrava una furia ma non è stato l’unico che abbiamo dovuto fronteggiare». Questo ricorda ancora un infermiere del pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia, teatro di un’aggressione avvenuta qualche mese fa. Un italiano di 59 anni, in stato di ebbrezza e con precedenti, ha causato scompiglio quando, dopo aver chiesto informazioni sulla madre, si è seduto su una lettiga. Quando un’infermiera gli ha chiesto di spostarsi, l’uomo ha perso il controllo, Picchiati quattro infermieri del nosocomio lidense e un operatore sociosanitario poi refertati con 15 giorni di prognosi. Nonostante l’aggressione, il personale è rimasto in servizio mentre l’uomo è stato arrestato.

L’ANDAMENTO

Dopo mesi di relativa calma, il Grassi torna agli onori della cronaca per episodi di violenza. «La Regione ha messo su una task-force – dice Giulio Maria Ricciuto, past president della Simeu Lazio – che sta aiutando tutte le aziende ospedaliere nell’omogeneizzare la risposta preventiva e reattiva alle aggressioni anche con corsi mirati e la situazione è molto cambiata anche da quando sono stati riattivati i posti di polizia. Certo, le aggressioni continuano e nella maggior parte dei casi sono verbali poi ci sono episodi di violenza fisica». I responsabili? «Nella stragrande maggioranza dei casi – conclude Ricciuto – esclusi i pazienti psichiatrici, si tratta di parenti o congiunti dei malati che non versano in gravi condizioni e che per questo sono a volte costretti ad aspettare del tempo prima di essere visitati». Questo clima di paura mina il rapporto tra medico e paziente, trasformando il pronto soccorso in un campo di battaglia. Situazioni simili si ripetono anche in altri ospedali romani come il Casilino, il San Camillo, l’Umberto I e il Fatebenefratelli, dove un 22enne russo ha recentemente attaccato il personale del 118 e del pronto soccorso.

CALCI E PUGNI

L’episodio al Fatebenefratelli ha visto il giovane russo, evidentemente alterato, distribuire calci e pugni, fino a essere immobilizzato da un poliziotto e denunciato. L’8 aprile, un agente è rimasto ferito al pronto soccorso dell’Umberto I per aver fronteggiato un paziente psichiatrico. A febbraio, un infermiere del policlinico di Tor Vergata è stato aggredito da un anziano paziente, con conseguente rottura del setto nasale e 30 giorni di prognosi. «È come essere in trincea», affermano gli infermieri romani, con il 10% dei lavoratori che accusa danni permanenti post trauma, causati da un ambiente lavorativo ormai caratterizzato da tensione e violenza.

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Il mistero a Tor Cervara: “Sembrava una lucertola”

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Il mistero a Tor Cervara: “Sembrava una lucertola”

SerpenteIntrusoARoma: Immagina una band in piena jam session quando un rettile misterioso irrompe nella stanza, creando un caos inaspettato!

L’intrusione inaspettata

Nel quartiere romano di Tor Cervara, una band locale si è ritrovata faccia a faccia con un ospite decisamente insolito durante le prove musicali. Quello che sembrava un’innocua lucertola si è rivelato essere un serpente, nascosto tra i pannelli fonoassorbenti della sala di registrazione. I musicisti di “La Scelta” hanno vissuto momenti di vera suspense, scoprendo che l’intruso era un biacco, un ofide non velenoso ma pur sempre una sorpresa elettrizzante.

I fatti dell’incidente

Mercoledì 30 aprile, il quintetto romano – attivo dal 2003 – ha dovuto interrompere le sessioni quando il serpente è apparso all’improvviso. L’esperto intervenuto ha descritto la cattura come una vera caccia al tesoro: dopo ricerche estenuanti, ha estratto un giovane biacco di circa un metro da un tubo metallico di un dispositivo elettronico. Il rettile è stato poi rilasciato in sicurezza al Rifugio del Lupo, lasciando i musicisti a chiedersi come fosse entrato.

Un precedente simile

Non è la prima volta che Roma si trasforma in un set da film con serpenti protagonisti. Lo scorso 15 aprile, in una villetta sulla Bufalotta, un’altra avvistamento ha scatenato il panico: un serpente, scambiato inizialmente per una vipera, è stato inseguito dal cane dei proprietari. Si trattava in realtà di una innocua Natrice del collare, una biscia d’acqua, ma l’episodio ha dimostrato quanto questi incontri possano essere imprevedibili e affascinanti. Chissà quanti altri segreti striscianti nascondono le strade della Capitale?

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Il presunto romano deceduto sul Monte Toc in Veneto è Rinaldo Vuerich, tra i migliori piloti di parapendio.

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Il presunto romano deceduto sul Monte Toc in Veneto è Rinaldo Vuerich, tra i migliori piloti di parapendio.

TragediaNelCielo La misteriosa scomparsa di Rinaldo Vuerich, il leggendario pilota di parapendio che ha incantato l’Italia, ti lascia senza fiato! #Parapendio #AvventuraExtrema

Chi era Rinaldo Vuerich

Rinaldo Vuerich, un’icona del volo libero, aveva 55 anni e alle spalle ben 30 anni di esperienza nei cieli. Considerato uno dei migliori piloti di parapendio in tutta Italia, era originario di Fiumicello e aveva ottenuto il brevetto nel 1994. Di giorno, lavorava nella falegnameria di famiglia a Roma, ma il suo vero amore era il cielo, che lo ha reso celebre tra appassionati e amici.

L’incidente che ha scioccato tutti

Mercoledì 30 aprile, durante un’escursione sul monte Toc nel Bellunese, qualcosa è andato storto. Rinaldo è precipitato da un’altezza di 1.480 metri, urtando prima contro una roccia e poi finendo a valle. Un compagno di volo ha lanciato l’allarme, ma quando i soccorsi sono arrivati, per lui non c’era più nulla da fare. La sua salma è stata trasportata in obitorio per gli accertamenti necessari.

I toccanti ricordi degli amici

Sui social, amici e ammiratori hanno condiviso storie commoventi che rivelano il carisma di Rinaldo. Giuseppe lo ha ricordato con parole emozionanti: “Eccoci in una delle nostre meravigliose avventure. Ora però, sei salito davvero troppo in alto amico mio. Tienici sempre d’occhio e veglia su di noi. Per puro caso, proprio oggi ho rifatto la stessa foto, ma senza più te”. Giorgio ha aggiunto: “Ricordo che, partiti da Serrone, avevo cercato di stargli dietro fino a Sora. Mi diceva ‘te con la vela blu, che stai a gira’ lassù, segui me’. Era quel tipo di energia che ispirava tutti, sia nei voli brevi che in quelli epici sopra i 100 chilometri”.

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