È difficile restare indifferenti di fronte a quanto accaduto nel liceo “Cartesio” di Triggiano, dove un gruppo di studenti ha volontariamente rimosso delle piastrelle dal pavimento del bagno per disegnare una svastica. Un gesto che va ben oltre la “ragazzata” e che colpisce nel profondo non solo la comunità scolastica, ma l’intera società che riconosce nella scuola il primo presidio di civiltà, legalità e consapevolezza democratica.
Scegliere proprio una svastica, simbolo del nazismo e dell’odio razziale, è un atto che non può e non deve essere minimizzato proprio perché non si tratta di vandalismo generico: è un gesto carico di un messaggio preciso, per quanto ignorante e distorto, è un’offesa ai milioni di vittime dell’Olocausto, alla memoria storica e, soprattutto, è un campanello d’allarme che deve farci riflettere profondamente sullo stato della formazione culturale e morale dei giovani.
Non possiamo permettere che episodi del genere passino sotto silenzio o vengano archiviati come semplici “bravate”, se dei ragazzi nel 2025 si sentono autorizzati a usare simboli nazisti con leggerezza o, peggio, con compiacimento, significa che stiamo fallendo su un piano fondamentale: quello della trasmissione della memoria e del senso critico.
Questa vicenda deve diventare un’occasione per interrogarsi, per rafforzare i percorsi di educazione alla cittadinanza, per rimettere al centro delle aule scolastiche la storia non solo come materia, ma come strumento di coscienza, perché dove si dimentica il passato, si rischia di ripeterlo.
I simboli contano, ma conta di più la capacità di riconoscerne il significato: farlo è oggi una responsabilità non solo educativa, ma civile.