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OMICIDIO MOLLICONE Il padre: “Arrestateli tutti”

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OMICIDIO MOLLICONE Il padre: “Arrestateli tutti”

OMICIDIO MOLLICONE Il padre: “Arrestateli tutti”

Sono passati diciotto anni dalla morte di Serena Mollicone, la donna uccisa nel paese in provincia di Frosinone l’1 giugno 2001. Passati 10 anni, i casi si archiviano e questo delitto si concluderà senza avere un colpevole. La Procura di Cassino ha già inviato l’avviso di chiusera delle indagini ai cinque indagati, tre dei quali, sono carabinieri. Al maresciallo Franco Mottola, che quando fu commesso l’omicidio comandava la stazione dell’Arma di Arce ed era indagato con la moglie Anna ed il figlio Marco, del maresciallo Vincenzo Quartale e del brigadiere Francesco Suprano.

Il padre di Serena, è intervenuto a Radio Cusano Campus per parlare del caso:

“Dopo 18 anni passati a combattere finalmente, vedo la luce in fondo al tunnel. Mi fa ancora un certo senso e ho una sensazione terribile se mi metto a riflettere che mia figlia fu uccisa nella caserma dei carabinieri in cui io la sera entrai per denunciarne la scomparsa. Sono sicuro che in quel momento il suo corpo si trovasse ancora lì nella caserma di Arche, sicuramente avranno spostato il corpo durante la notte nel bosco dell’Antitrella per far credere che il delitto l’avesse commesso un maniaco. Divento pazzo se mi metto a pensare a questa cosa, anzi forse avrei potuto addirittura salvarla quando andai da loro a fare la denuncia”.

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“E divento ancora più pazzo se penso a tutto quello che hanno fatto dopo aver ucciso Serena: cioè provare a incastrare prima me e poi il carrozziere Carmine Belli che fortunatamente al processo venne assolto. Adesso mi auguro che il gip li rinvii a giudizio e li faccia arrestare tutti, visto che Carmine Belli fu arrestato per molto, molto meno. Quindi se la legge è veramente uguale per tutti ora devono arrestare i veri responsabili della morte di mia figlia: devono arrestarli, processarli e condannarli. Devono iniziare a pagare perché sono stati fuori di galera anche troppo tempo, quasi 18 anni. Ora devono finalmente pagare per aver ucciso Serena”.

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.

Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.

Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.

Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.

Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.

“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.

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