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ROMA Allarme bomba alla stazione di Valle Aurelia

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ROMA Allarme bomba alla stazione di Valle Aurelia

ROMA Allarme bomba a Valle Aurelia. Ieri sera poco dopo le 21 il capotreno del Roma-Viterbo ha notato nel primo vagone un oggetto simile a una bomba e ha immediatamente allertato il 112.

Numerose squadre della Polfer, la polizia ferroviaria, si sono portate immediatamente alla stazione di Valle Aurelia, dove gli era stato consigliato di fermarsi e scendere. Una volta sul posto gli agenti hanno fatto scendere i passeggeri e fatto uscire dalla stazione quelli che sostavano sulla banchina del lato opposto in attesa che arrivasse il treno nella direzione opposta. Come raccontato da un pendolare: “Non abbiamo capito cosa fosse accaduto. I poliziotti ci hanno solo detto di allontanarci velocemente, di uscire dalla stazione e di metterci sotto il ponte”.

Il panico e le precauzioni prese si sono rivelate giuste: l’oggetto ritrovato nel vagone era l’esatta riproduzione di una bomba. Ma non poteva esplodere perché si trattava di un caricabatterie che si può acquistare anche online. Ossia il “Powerbak Remax bomba a mano granata per telefonino smartphone”, come riporta la didascalia sull’online. Fortunatamente tutto è rientrato in pochi minuti. Con i complimenti al capotreno per la velocità con cui ha notato il finto ordigno e dato l’allarme, e complimenti alla polizia per l’immediato sgombero di una stazione. Le prove tecniche di un finto attentato hanno funzionato.

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Femminicidio a Sula: Ritrovato il cellulare di Ilaria in casa di Mark Samson, che dichiara di averlo dato a sua madre.

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Femminicidio a Sula: Ritrovato il cellulare di Ilaria in casa di Mark Samson, che dichiara di averlo dato a sua madre.

#SvoltaChocNelCaso: Il killer cambia versione sul telefono della vittima, e la verità è più inquietante di quanto si pensi!

La confessione inaspettata

In un colpo di scena che sta accendendo i riflettori sulle indagini, il killer ha rivelato ai pubblici ministeri di aver passato il telefono della giovane vittima a sua madre, Nors Manlapaz. Questa ammissione ha lasciato tutti a chiedersi cosa altro potrebbe emergere da questa intricata storia di inganni e misteri.

La storia che si sgretola

Prima di questa rivelazione, l’uomo aveva sostenuto di aver gettato il dispositivo in un tombino, una narrazione che ora è stata smascherata come falsa. Gli inquirenti sono in fibrillazione, e i dettagli di questo voltafaccia stanno alimentando speculazioni su possibili nuovi indizi nascosti.

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L’ex fidanzato e il segreto della valigia misteriosa

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L’ex fidanzato e il segreto della valigia misteriosa

#MisteroUccisioneARoma Scopri i dettagli scioccanti sul cellulare ritrovato della studentessa uccisa, che potrebbe svelare segreti inimmaginabili! #Roma #Femminicidio #IndaginiSegrete

Il Ritrovamento Scioccante

È stato finalmente ritrovato il cellulare di Ilaria Sula, la giovane studentessa tragicamente uccisa con tre coltellate al collo dal suo ex fidanzato Mark Samson. L’apparecchio, ora sotto sequestro, è stato scoperto a casa di Samson, il reo confesso che ha abbandonato il corpo della vittima in un dirupo nella zona di Capranica Prenestina. Ma cosa potrebbe nascondere questo telefono? Gli inquirenti sono già al lavoro per analizzarlo, alimentando la curiosità su possibili messaggi o prove nascoste che potrebbero cambiare tutto.

Le Indagini in Corso

Intanto, le autorità stanno approfondendo gli esami disposti dalla Procura di Roma sul tablet e sul computer di Ilaria, oltre al cellulare di Samson. I pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, contestano a Samson l’omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e l’occultamento di cadavere. È incredibile pensare a quante tracce digitali potrebbero emergere, rivelando lati oscuri di questa storia che tiene tutti con il fiato sospeso.

Il Racconto Drammatico della Madre

«Sembrava un demonio, ho avuto paura che mi facesse del male». Sono queste le parole agghiaccianti di Nors Man Lapaz, la madre di Mark Samson, durante un interrogatorio in Questura. La donna, ora indagata per concorso in occultamento di cadavere, ha descritto le ore successive al femminicidio avvenuto nell’appartamento di via Homs, nel quartiere Africano. Ha sentito i due discutere animatamente quella mattina, e quando ha bussato alla porta, ha trovato il figlio in uno stato terrificante. Tremava e farfugliava frasi confuse, come «se non lo facevo io, ammazzavano me», lasciando intendere un possibile scenario alternativo che gli inquirenti stanno verificando con attenzione. Ma è lei che potrebbe aver aiutato a ripulire la scena del crimine e a infilare il corpo in una valigia, un dettaglio che fa rabbrividire e solleva mille domande su cosa sia davvero accaduto.

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