Attualità
Il M5S vuole un accordo di “programma” con Gualtieri, anche senza Virginia Raggi

Un accordo di metà mandato per collocare il Movimento 5 Stelle nel centrosinistra in vista delle prossime elezioni comunali a Roma. Lo propone Paolo Ferrara, dopo mesi di avvicinamento, al sindaco Roberto Gualtieri. E l’ex sindaca Virginia Raggi? “Non dobbiamo per forza uniformarci sotto un unico modo di pensare”.
L’interlocuzione va ormai avanti da mesi. I consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle Linda Meleo e Paolo Ferrara da tempo non si nascondono più dietro a un dito: vogliono un accordo con il centrosinistra, per arrivare a presentarsi insieme alle prossime elezioni comunali. Un accordo di aula su alcuni temi importanti, non un ingresso in maggioranza con annesso rimpasto.
Ferrara dalle colonne di Repubblica parla di “patto per il governo per i prossimi due anni”, un programma su alcune questioni come economia green, mobilità, infrastrutture. “Di sicuro in questo patto per il governo il M5s non farebbe la stampella ma sarà un attore alla pari con il Pd per portare a termine progetti concreti per la città”, spiega Ferrara. Il M5S è contrario al nuovo stadio della Roma e al termovalorizzatore, ma su altri terreni potrebbe sostenere un’azione congiunta. “Non tiriamo il sindaco per la giacchetta”, ribadisce Ferrara, che non nasconde però la necessità di iniziare un dialogo oggi per arrivare al prossimo appuntamento elettorale insieme.
C’è anche il rischio che il M5S, dopo una stagione di governo, torni all’irrilevanza sul piano locale senza una collocazione chiara nel campo del centrosinistra….
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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