Attualità
La vera storia della tigre avvistata fra Ardea e Aprilia: cosa è successo

Un fine settimana di paura ad Ardea dove c’è chi ha detto di aver visto una tigre aggirarsi per la cittadina. Dopo giorni di perlustrazione, parlano le autorità: ecco cosa è successo.
Una tigre a spasso per Ardea e Aprilia. Non è il titolo di un film, ma una psicosi che ha coinvolto la maggior parte degli abitanti delle due cittadine, rispettivamente una in provincia di Roma e l’altra di Latina, nell’ultimo fine settimana. Tutto è cominciato con la notizia di un presunto avvistamento il primo novembre da parte di un cittadino che stava portando al passeggio il suo cane, poi un’automobile “sbranata” con presunti segni di graffi e zampate, nella zona di Nuova Florida.
Così, mentre il tam tam della notizia faceva il giro dei gruppi Facebook della zona, gli agenti della polizia si sono messi sulle tracce dell’animale. E, circa due giorni dopo, sono stati in grado di accertare la mancata presenza dell’animale, ritenuta “priva di fondamento”.
Tigre a spasso per Ardea: le smentite
Dopo due giorni di ricerche, è arrivata la conferma, prima dal proprietario dello “Zoo delle star”, l’unico in zona a possedere grandi felini e poi dal primo cittadino. Il proprietario del circo ha confermato di non aver nessun animale disperso e, dopo di lui, anche il sindaco ha dichiarato che la polizia locale le forze dell’ordine non hanno mai ricevuto alcuna segnalazione ufficiale.
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Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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