Attualità
Foliage a Roma e nel Lazio: i 12 posti più belli dove vedere i colori dell’autunno nel 2024

È arrivato l’autunno e le foglie cambiano colore: si chiama foliage ed è un fenomeno che affascina molti, visibile anche a pochi passi dalla città. Ecco alcuni luoghi suggestivi a pochi passi da Roma e nel Lazio per ammirarlo in questo autunno 2024.
D’autunno le foglie cambiano colori: è questa la stagione del foliage, termine con cui si indaca proprio la variazione di colore e le foglie che cadono in autunno. Un’atmosfera suggestiva che incanta grandi e piccini, rende boschi e radure magiche e più accoglienti. Numerosi sono i luoghi in cui è possibile ammirare questo evento, anche a pochi passi dalla città. I posti suggeriti a Roma e nel Lazio non mancano e sono fra i più belli in Italia. E per chi guarda oltralpe, consigliato è il treno del foliage, una delle dieci linee più belle che viaggia fra Piemonte e Svizzera. Per chi, invece, vuole restare nella nostra regione, ecco alcuni luoghi da non perdere per ritrovarsi immersi in tappeti di foglie ocra, rosse e gialle e le atmosfere magiche d’autunno.
La faggeta del Monte Livata.
La faggeta del Monte Livata
Tra le faggete più grandi d’Europa, quella ai piedi del Monte Livata è diventata, soprattutto negli ultimi anni, una tappa obbligata per chi è amante del foliage. Vicina a Subiaco, copre una superficie di oltre 3000 ettari con i suoi faggi, aceri e le querce altissime. Oltre alla flora, che con i primi freddi cambia colore al paesaggio, fra gli alberi è possibile imbattersi in cinghiali, cervi, lupi o caprioli.
Un posto magico che d’autunno offre…
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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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