Attualità
È Danilo Roselli il ciclista morto nell’incidente con un’auto: Procura indaga per omicidio stradale

La Procura indaga per omicidio stradale sull’incidente in cui è morto Danilo Roselli, il ciclista 67enne travolto da un’auto ieri mattina a Cisterna di Latina.
Danilo Roselli morto in bicicletta a Cisterna di Latina
Si chiamava Danilo Roselli il ciclista sessantasettenne morto in un incidente in via Cori nel Comune di Cisterna di Latina. Il sinistro è avvenuto nella mattinata di martedì 5 novembre nel territorio della provincia di Latina. La notizia della sua improvvisa scomparsa si è diffusa rapidamente e la comunità si è stretta alla famiglia con cordoglio. Tanti i messaggi che lo ricordano con affetto e stima.
L’incidente in cui è morto Danilo Roselli
Al momento in cui sono accaduti i drammatici fatti che hanno portato alla sua scomparsa Danilo era uscito insieme al suo gruppo di amici ciclisti e stava percorrendo via Cori quando improvvisamente verso le ore 9 un’auto, una Kia Rio lo ha travolto per cause non note e ancora in corso d’accertamento da parte delle forze dell’ordine. La macchina proveniva dal senso di marcia opposto al suo e l’impatto ha sbalzato il ciclista dalla sella. Al volante della macchina c’era una donna, che subito dopo l’incidente si è fermata ed è scesa dal veicolo per prestare soccorso.
Sull’incidente indaga la Procura, disposta l’autopsia sulla salma
Arrivata la chiamata al Numero Unico delle Emergenze 112 con la richiesta urgente d’intervento sul posto è giunto il persoanle sanitario con l’ambulanza e l’eliambulanza. Purtroppo il personale sanitario non ha potuto fare nulla…
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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