Cronaca
Agguato con spari e bombe carta

Un assalto in stile narcos ha avuto luogo ieri mattina nella Borghesiana, una zona periferica di Roma, dove un gruppo di individui ha preso di mira un palazzo abitato da un presunto pusher. L’incidente, caratterizzato da colpi di pistola e dall’esplosione di due bombe carta, ha seminato panico tra i residenti, compresi bambini in stato di choc.
PANICO
Alle 5 del mattino, un’auto si è fermata davanti a un villino in via Cianciana, e uno degli occupanti ha aperto il fuoco, esplodendo tre colpi contro l’abitazione. Le bombe carta hanno successivamente danneggiato la struttura. Gli investigatori mantengono il riserbo sulla vicenda, che presenta un rilevante interesse per la loro indagine. In uno degli appartamenti vive un sospetto spacciatore, obiettivo dell’attacco punitivo.
I residenti, ancora spaventati, hanno raccontato di aver udito “forti botti” che li hanno svegliati e hanno portato molti a contattare il numero d’emergenza. “La mia bimba di tre anni continua a piangere, è sotto choc”, ha dichiarato una madre. Attualmente, le forze dell’ordine si stanno concentrando sull’identità del pusher e sui motivi dietro questa violenta azione. Non si esclude la possibilità che gli spari siano il risultato di “uno sgarro legato al traffico di droga”, ma le indagini potrebbero anche rivelare un aspetto passionale.
Le autorità stanno esaminando le riprese delle telecamere di sicurezza nella zona per ottenere maggiori informazioni sull’accaduto. Un residente ha sottolineato il cambiamento della situazione: “Questa era una zona tranquilla ora si vive nella paura di subire rapine per strada e furti in casa”.
Cronaca
Femminicidio a Sula: Ritrovato il cellulare di Ilaria in casa di Mark Samson, che dichiara di averlo dato a sua madre.

SvoltaChocNelCaso: Il killer cambia versione sul telefono della vittima, e la verità è più inquietante di quanto si pensi!
La confessione inaspettata
In un colpo di scena che sta accendendo i riflettori sulle indagini, il killer ha rivelato ai pubblici ministeri di aver passato il telefono della giovane vittima a sua madre, Nors Manlapaz. Questa ammissione ha lasciato tutti a chiedersi cosa altro potrebbe emergere da questa intricata storia di inganni e misteri.
La storia che si sgretola
Prima di questa rivelazione, l’uomo aveva sostenuto di aver gettato il dispositivo in un tombino, una narrazione che ora è stata smascherata come falsa. Gli inquirenti sono in fibrillazione, e i dettagli di questo voltafaccia stanno alimentando speculazioni su possibili nuovi indizi nascosti.Cronaca
L’ex fidanzato e il segreto della valigia misteriosa

MisteroUccisioneARoma Scopri i dettagli scioccanti sul cellulare ritrovato della studentessa uccisa, che potrebbe svelare segreti inimmaginabili! #Roma #Femminicidio #IndaginiSegrete
Il Ritrovamento Scioccante
È stato finalmente ritrovato il cellulare di Ilaria Sula, la giovane studentessa tragicamente uccisa con tre coltellate al collo dal suo ex fidanzato Mark Samson. L’apparecchio, ora sotto sequestro, è stato scoperto a casa di Samson, il reo confesso che ha abbandonato il corpo della vittima in un dirupo nella zona di Capranica Prenestina. Ma cosa potrebbe nascondere questo telefono? Gli inquirenti sono già al lavoro per analizzarlo, alimentando la curiosità su possibili messaggi o prove nascoste che potrebbero cambiare tutto.
Le Indagini in Corso
Intanto, le autorità stanno approfondendo gli esami disposti dalla Procura di Roma sul tablet e sul computer di Ilaria, oltre al cellulare di Samson. I pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, contestano a Samson l’omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e l’occultamento di cadavere. È incredibile pensare a quante tracce digitali potrebbero emergere, rivelando lati oscuri di questa storia che tiene tutti con il fiato sospeso.Il Racconto Drammatico della Madre
«Sembrava un demonio, ho avuto paura che mi facesse del male». Sono queste le parole agghiaccianti di Nors Man Lapaz, la madre di Mark Samson, durante un interrogatorio in Questura. La donna, ora indagata per concorso in occultamento di cadavere, ha descritto le ore successive al femminicidio avvenuto nell’appartamento di via Homs, nel quartiere Africano. Ha sentito i due discutere animatamente quella mattina, e quando ha bussato alla porta, ha trovato il figlio in uno stato terrificante. Tremava e farfugliava frasi confuse, come «se non lo facevo io, ammazzavano me», lasciando intendere un possibile scenario alternativo che gli inquirenti stanno verificando con attenzione. Ma è lei che potrebbe aver aiutato a ripulire la scena del crimine e a infilare il corpo in una valigia, un dettaglio che fa rabbrividire e solleva mille domande su cosa sia davvero accaduto.
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