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Cronaca

San Masculo, il borgo reale di Checco Zalone e la sua posizione nel video L’ultimo giorno di patriarcato

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San Masculo, il borgo reale di Checco Zalone e la sua posizione nel video L’ultimo giorno di patriarcato

San Masculo, il paese immaginario scelto da Checco Zalone per il suo video “L’ultimo giorno di patriarcato”, esiste realmente ed è Castel San Pietro Romano, situato alle porte di Roma. Con una tradizione cinematografica che risale a “Pane, amore e fantasia” e “I due marescialli”, il paese ritorna a rivestire un ruolo da set di successo. Il videoclip, pubblicato in occasione della giornata internazionale della Donna, ha già raccolto milioni di visualizzazioni e sta facendo parlare di sé, celebrando l’abdicazione del maschio “alfa” attraverso una parodia del machismo.

Riscoperta di Castel San Pietro Romano

Il video ha messo in luce la bellezza degli scorci di Castel San Pietro Romano, che conta 837 abitanti e che è considerato uno dei Borghi più belli d’Italia. La realizzazione del videoclip, diretta da Gennaro Nuziante, ha coinvolto una parte significativa della comunità locale. Il sindaco Gianpaolo Nardi ha espresso il suo orgoglio per l’evento, evidenziando come «il cuore di Castello è il set del videoclip» e ringraziando la troupe e i residenti per la loro entusiastica collaborazione. La presenza della troupe ha rappresentato «un’opportunità di visibilità e sviluppo per Castello ed il territorio prenestino».

Dettagli sulle riprese

Le immagini del video, impreziosite da riprese aeree, mostrano il paesaggio naturale di Castel San Pietro Romano. Particolari iconici come la via Vittorio Veneto sono stati mantenuti, mentre il “Caffè Nerchia” diventa, in un tocco di ironia, “Perchia” nel video. Le reazioni dei residenti sono state positive, con Maria Rosicarelli, consigliera delegata alla cultura, che ha descritto come sia stato emozionante vedere il montaggio finale, frutto di una settimana di riprese. Ora, i residenti auspicano la possibilità di un sequel, attendendo con entusiasmo il prossimo ciak.

Cronaca

Suor Genevieve, l’amica del Papa che bazzica tra giostrai e gay: “Ci pagava le bollette”

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Suor Genevieve, l’amica del Papa che bazzica tra giostrai e gay: “Ci pagava le bollette”

IncredibileViaggioDiFede: Una suora di 83 anni cammina per chilometri con uno zaino, vivendo in roulotte da 50 anni tra comunità LGBTQ+ e giostrai – scopri la sua storia straordinaria! 🏞️🙏

La Vita Straordinaria di una Religiosa Itinerante

Immaginate una donna di 83 anni che ha scelto di vivere in una semplice roulotte per oltre mezzo secolo, immersa nelle comunità LGBTQ+ e tra i giostrai del litorale romano. Questa “piccola sorella di Gesù” ha dedicato la sua esistenza a un cammino di solidarietà e vicinanza, attirando l’attenzione per il suo stile di vita unico e ispiratore. Non è solo una storia di fede, ma un’avventura che sfida le convenzioni e risveglia la curiosità su come si possa trovare pace in un’esistenza nomade.

Il Viaggio Inatteso verso San Pietro

Con uno zaino in spalla, questa instancabile religiosa ha affrontato un percorso da Ostia fino a San Pietro, motivata dal desiderio di stare vicina al Papa Francesco. Che cosa l’ha spinta a intraprendere un simile cammino a un’età così avanzata? È un gesto che evoca meraviglia e domande: è forse un simbolo di devozione pura o un richiamo a valori dimenticati? La sua presenza tra le folle vaticane ha già catturato l’immaginazione di molti, lasciando tutti a chiedersi quali segreti nasconda una vita così dedicata.

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Cronaca

Le mie corrispondenze con il Papa per sostenere gli “scartati”

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Le mie corrispondenze con il Papa per sostenere gli “scartati”

PapaFrancesco e il prete rivoluzionario: una storia di fede, inclusione e miracoli inaspettati che ti lascerà a bocca aperta! #Solidarietà #LGBTQ #Misericordia

MANI TESE

Immagina di uscire da una chiesa al mattino e trovarti di fronte a una fila infinita di 300 persone, tutte in silenzio, con le mani tese in un grido silenzioso di fame e disperazione. È successo a don Andrea Conocchia durante i primi giorni del lockdown in Italia, quando la pandemia aveva congelato tutto. In quel momento, il mondo di questo prete è cambiato per sempre. A Torvaianica, a pochi passi da Roma, ha iniziato a distribuire cibo e aiuto a centinaia di persone di ogni nazionalità, orientamento e background, trasformando la sua parrocchia in un rifugio per chi era stato dimenticato. Tra loro, storie strazianti di transgender argentine che hanno trovato in don Andrea non solo un pasto, ma una vera speranza. Come ha fatto un semplice prete a innescare una catena di eventi che ha coinvolto addirittura il Papa?

GLI INCONTRI

E se ti dicessimo che don Andrea è riuscito a far incontrare il Pontefice con persone emarginate, creando momenti che sembrano usciti da un film? Attraverso l’aiuto di suor Genevieve Jeanningros, amica fidata di Papa Francesco, ha organizzato udienze del mercoledì dove transgender, omosessuali e altri “scartati” hanno condiviso le loro storie con il leader della Chiesa. Immagina la scena: un ragazzo gay che confessa al Papa di essere stato rifiutato, e Francesco che risponde con un gesto di misericordia assoluta. O due uomini sposati civilmente che ricevono parole di incoraggiamento direttamente dal Pontefice. Don Andrea, commosso da questi incontri, ha continuato la sua missione, creando persino uno sportello d’ascolto per offrire supporto psicologico e sanitario. Sarà questa la rivoluzione che tutti aspettavamo? Una fede che abbraccia davvero tutti, senza eccezioni?

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