Roma e dintorni
West Nile, salgono a due i morti nel Lazio. In Campania la prima vittima: deceduto 80enne

(Adnkronos) – Secondo decesso per il virus West Nile oggi, lunedì 28 luglio, nel Lazio. Un 77enne con patologie croniche pregresse è morto oggi, lunedì 28 luglio, alle 6.20 all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. L’uomo era residente a Isola dei Liri e aveva soggiornato di recente a Baia Domizia nel Casertano.
Trapiantato di cuore nel 2014 e in follow-up presso l’Ao San Camillo Forlanini, era affetto da insufficienza renale cronica. Era stato ricoverato il 26 luglio per febbre elevata (fino a 40° c), insorta dal 20 luglio e la diagnosi è stata poi confermata con positività del virus su plasma e urine il 28 luglio.
La prima vittima del virus West Nile nel Lazio è stata una donna di 82 anni che, residente a Nerola, è morta il 20 luglio scorso all’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi in provincia di Latina. Era stata ricoverata il 14 luglio scorso per febbre e stato confusionale.
In provincia di Roma i Comuni di presunta esposizione sono Anzio e Nettuno. Dei 44 casi di confermata positività al virus West Nile: 18 pazienti risultano attualmente ricoverati in reparti ordinari per altre patologie, tre sono stati dimessi, 19 sono in cura presso il proprio domicilio e due pazienti si trovano ricoverati in terapia intensiva.
Sedici nuovi casi di positività al virus West Nile sono stati confermati dalle analisi effettuate presso il Laboratorio di virologia dell’istituto nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ Irccs, (4 casi con sindrome neurologica e 12 casi con febbre da West Nile Virus) con un decesso oggi con probabile esposizione nella provincia di Caserta.
Con questi ultimi accertamenti salgono a 44 le conferme diagnostiche di positività di infezione da West Nile virus nel 2025, registrati in provincia di Latina (41 casi totali, inclusa la paziente deceduta la scorsa settimana presso l’ospedale di Fondi) e in provincia di Roma (2 casi) e uno fuori Regione con probabile esposizione in provincia di Caserta. In provincia di Latina i Comuni di presunta esposizione sono Aprilia, Cisterna di Latina, Fondi, Latina, Pontinia, Priverno, Sezze e Sabaudia.
Soffriva di gravi patologie pregresse, l’anziano di 80 anni, morto all’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano a Caserta in seguito all’infezione da West Nile. Prima vittima in Campania per la “febbre del Nilo” l’uomo era originario di Maddaloni ed era ricoverato da venerdì presso il reparto di medicina d’urgenza. In ospedale è ricoverato per la stessa infezione anche un altro anziano, sempre di Maddaloni.
Il West Nile è una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare, in particolare del genere Culex pipiens, che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici. Le zanzare si infettano pungendo gli uccelli e a volte trasmettono il virus anche a ospiti accidentali come il cavallo e l’uomo. La zanzara che trasmette il virus West Nile non è la zanzara tigre, bensì la nostra zanzara comune notturna, che punge dal tramonto all’alba. Altre possibili vie di trasmissione comprendono la trasfusione di sangue e il trapianto di organi da donatori infetti e ancor più raramente sono state segnalate infezioni congenite trasmesse dalla madre al feto attraverso il latte umano.
La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (una persona su 150) e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti.
Roma e dintorni
Simonetta Cesaroni, i retroscena e un dattiloscritto inedito nel libro ‘L’intrigo di via Poma’

(Adnkronos) – Un retroscena mai raccontato prima, documenti inediti, un libro perduto: a pochi giorni dal 35esimo anniversario dell’omicidio di Simonetta Cesaroni – trovata senza vita il 7 agosto 1990 a Roma – è uscito in libreria ‘L’intrigo di via Poma – L’omicidio di Simonetta Cesaroni e il dattiloscritto perduto’ di Giacomo Galanti e Gian Paolo Pelizzaro (edizione Baldini+Castoldi, collana TempoReale).
Via Poma. Due parole. E nella mente di tanti si materializza una foto degli anni Novanta. C’è una giovane in spiaggia in costume da bagno intero di colore bianco. Si chiama Simonetta Cesaroni. Il 7 agosto 1990 viene uccisa a Roma nell’ufficio dove si recava due volte a settimana, di pomeriggio, per registrare al computer la contabilità. Il suo caso è ancora irrisolto – si ricorda nella presentazione del libro – ma il 19 dicembre 2024 l’omicidio è tornato al centro delle cronache per la decisione della gip di proseguire le indagini, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura. I punti salienti del delitto che la giudice ha evidenziato nella sua ordinanza erano già stati puntualmente indicati in un lavoro del giornalista Gian Paolo Pelizzaro – dal titolo L’intrigo – pronto per la pubblicazione e acquisito agli atti dal magistrato di allora, il 31 ottobre 1996. Ed è stato un altro giornalista, Giacomo Galanti, a ritrovare il dattiloscritto di quel libro, mentre nel 2020 cercava i documenti per il podcast ‘Le ombre di via Poma’.
“Terminato di scrivere un libro-inchiesta su questa terribile vicenda, mi sono imbattuto in una testimonianza particolarmente importante. Sentii quindi il dovere di riferire tutto al magistrato, il 31 ottobre del 1996 mi recai in procura con il dattiloscritto del libro e il magistrato lo acquisì agli atti imponendo il riserbo per svolgere le indagini”, racconta all’Adnkronos Pelizzaro, giornalista, ricercatore e saggista spiegando che il suo lavoro all’epoca era incentrato sulla notizia di “fogli firma” usati dai dipendenti per registrare gli orari di entrata e di uscita sul posto di lavoro. Un particolare tornato prepotentemente alla ribalta delle cronache lo scorso anno, quando poi il gip ha respinto la richiesta di archiviazione del caso.
“Il libro è la pubblicazione di quel dattiloscritto che risaliva al ’96 con tutti gli aggiornamenti di ciò che è avvenuto dopo, proprio alla luce delle informazioni che avevo fornito agli inquirenti – spiega Pelizzaro – Questo libro è una ricostruzione complessiva di tutta la vicenda del delitto di via Poma con un taglio non aggressivo né scandalistico: ci abbiamo tenuto a scrivere di questa tragedia con il massimo rispetto per la vittima, per i parenti della vittima e per tutti coloro che sono stati trascinati dentro a questo caso”.
Giacomo Galanti, giornalista e autore di documentari, spiega: “Negli ultimi cinque anni ho lavorato tantissimo su questo caso, l’ho studiato a fondo e all’inizio mi sono imbattuto in questo dattiloscritto che Pelizzaro aveva iniziato a scrivere e che era stato acquisito agli atti. Un’idea di libro che non era stato mai pubblicato”.
E’ nato così il contatto tra i due giornalisti che, dopo l’ordinanza con la quale il gip ha respinto l’archiviazione, hanno deciso di lavorare al volume ora in libreria: “Per la prima volta un giudice mette nero su bianco tutte le ombre sul caso e che riguardano l’ufficio degli ostelli, dove è stata uccisa Simonetta, e alcune ingerenze esterne che probabilmente ci sono state – osserva Galanti – E visto che sia Gianpaolo Pelizzaro allora, sia io ci eravamo occupati di questi particolari, abbiamo pensato fosse il caso di riprendere il filo e di ricostruire tutto”.
Roma e dintorni
A Roma primo impianto in Europa di un condotto aortico pre-assemblato

(Adnkronos) – E’ stato eseguito il 24 luglio allo European Hospital di Roma, su 70enne con aneurisma dell’aorta e valvola aortica compromessa, il primo impianto in Europa di un condotto aortico pre-assemblato che ha permesso la sostituzione combinata di valvola aortica, radice aortica e aorta discendente. Konect Resilia è il nome della nuova tecnica, “una procedura altamente innovativa che rappresenta un importante passo avanti nella cardiochirurgia complessa”, progettata da Edwards Lifescience con l’obiettivo di “migliorare la durata dell’impianto e ridurre i rischi per il paziente”. Lo annuncia il gruppo Garofalo Health Care (Ghc), a cui fa capo lo European Hospital. In sala operatoria l’équipe di Ruggero De Paulis, dal 2006 direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia della struttura, “riconosciuto a livello internazionale come una delle eccellenze nella chirurgia cardiovascolare”, ricordano dal gruppo.
Il dispositivo Konect Resilia, prima soluzione pronta per l’impianto disponibile in Europa per le procedure bio-Bentall, viene descritto come un condotto aortico avanzato, già assemblato, che semplifica la sostituzione completa della radice aortica con valvola biologica integrata. Il device di Edwards Lifescience utilizza il tessuto Resilia, una tecnologia brevettata che preserva l’integrità del tessuto biologico, e un condotto aortico concepito proprio in European Hospital da De Paulis più di 20 anni fa, spiega una nota. La soluzione preconfezionata adesso disponibile – si legge – consente una riduzione dei tempi operatori e una semplificazione della procedura chirurgica, particolarmente vantaggiosa in situazioni di urgenza o su pazienti ad alto rischio. Questa tecnologia consente di bypassare completamente la valvola aortica malata, ripristinando il corretto flusso ematico dal ventricolo sinistro all’aorta, in pazienti in cui la sostituzione valvolare standard non è praticabile.
Con questo intervento lo European Hospital di Roma si conferma centro di riferimento europeo per l’adozione di tecnologie cardiochirurgiche all’avanguardia, sottolinea Ghc. Secondo il rapporto Prevale 2025 (Programma regionale di valutazione degli esiti) – rimarca il gruppo – lo European Hospital è al secondo posto nel Lazio per basso tasso di mortalità a 30 giorni da interventi di valvuloplastica o sostituzione delle valvole cardiache, oltre a essere al secondo posto per volume di ricoveri per il trattamento delle patologie alle valvole cardiache.
“Si è trattato di un intervento particolarmente delicato – afferma De Paulis – poiché è stato necessario trattare un aneurisma e sostituire una protesi valvolare malfunzionante, in un paziente particolarmente fragile. La possibilità di impiantare un condotto aortico già assemblato altamente innovativo ha permesso che l’operazione si svolgesse rapidamente per ridurre i tempi operatori e senza criticità, e ne sono particolarmente soddisfatto”.
Commenta Maria Laura Garofalo, amministratore delegato del gruppo Garofalo Health Care: “Questo nuovo primato rappresenta un risultato di grande valore non solo per lo European Hospital, ma per l’intero gruppo Ghc. L’adozione della tecnologia Konect Resilia conferma la nostra vocazione all’innovazione clinica e al continuo miglioramento dell’offerta sanitaria. E’ un passo decisivo all’interno del più ampio progetto di sviluppo che stiamo portando avanti sull’asse European Hospital-Aurelia Hospital, con l’obiettivo di creare un polo di assoluta eccellenza a livello internazionale”.
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