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ROMA Le buche? Ci pensano i detenuti

ROMA Le buche? Ci pensano i detenuti. Dopo giardini e parchi ora le buche. Cento detenuti a bassa pericolosità, con pene ridotte e vicini alla libertà, si occuperanno delle strade cittadine mentre i municipi arrancano in un piano di ripristino lontano dal regalare un asfalto senza avvallamenti, bitume corroso o sfaldato, fossi e radici sporgenti.
ROMA Le buche? Ci pensano i detenuti. Il piano di utilizzo dei reclusi è pronto. Ciò che ancora manca è l’ufficializzazione del Ministero della Giustizia ma è solo questione di ore. Accadrà alla firma del protocollo d’intesa tra il Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, e l’Autostrade per l’Italia che renderà operativi i corsi di formazione. Si tratta di una preparazione intensiva della durata di due mesi. E che già dai primi di ottobre renderà operativi i nuovi manutentori. Autostrade ci mette l’esperienza, i mezzi, e l’asfalto “a caldo”, sottolineano con una punta di malizia gli esperti visto il flop delle colate a freddo. E sempre Autostrade fornirà l’equipaggiamento per gli operai. Tute a prova di incidenti provocati dall’uso di materiale ad altissima temperatura.
LA FIRMA DELL’ACCORDO
Toccherà poi all’amministrazione comunale di Roma disporre di queste squadre da utilizzare in affiancamento alle ditte che si occupano già di alcuni tratti o in zone ancora non coperte dal servizio di manutenzione. Se il provvedimento non incontrerà ostacoli nella fase di esecuzione il Campidoglio dovrebbe in questo modo disporre di cento uomini già addestrati e a costo zero per la manutenzione delle strade. Una sorta di assist giunto in pieno idillio istituzionale tra Raggi e governo nazionale ma che ha le premesse durante il precedente governo. Fu con Andrea Orlando alla Giustizia che il Dap, allora guidato da Santi Consolo, che venne immaginato e realizzato il progetto giardini pensando già alle strade. Cambiati gli uomini, Alfonso Bonafede in via Arenula e Francesco Basentini al Dap, il piano per l’utilizzo dei detenuti come operai è andato avanti senza interruzioni. Gli inconvenienti vengono dall’impatto dei piani sulle incrostazioni degli uffici comunali. Il servizio Giardini ad esempio digerì male l’arrivo dei reclusi giardinieri, pronto a mettere a nudo, le inefficienze di un settore che come quello delle manutenzioni stradali è stato terreno fertile per cooperative legate a doppio filo a politica e malavita.
LE VOCI DAL MINISTERO
Per questo negli uffici del ministero chi lavora al progetto di reimpiego dei detenuti con l’intenzione di realizzare una piccola rivoluzione nel sistema dell’espiazione della pena fa i debiti scongiuri sul successo anche di questa iniziativa e resta nell’ombra. “Gli interessi in ballo sono tanti – spiegano senza svelarsi –, i personalismi in questo ambiente si pagano. Andiamo a scardinare un sistema consolidato. C’è chi lavora poco e non ha voglia che altri lo mettano a nudo e c’è chi in passato ha lucrato sul sistema degli affidamenti esterni dei servizi”.
Già perché non è solo questione di emergenza ma di ribaltamento di fronti. Qui non sono gli ex detenuti riuniti in cooperative finanziate a rimboccarsi le maniche ma detenuti con pena ancora da scontare guidati dallo stesso ministero per lavorare per il pubblico e senza costi aggiuntivi. A questo servono le convenzioni. Il servizio giardini, pur con qualche riluttanza, ha dovuto fornire alcuni mezzi più impegnativi come i decespugliatori. Autostrade metterà a disposizione la materia prima e i mezzi per il trasporto oltre all’abbigliamento.
CAPITALE ALL’AVANGUARDIA
Il protocollo giardini è già stato esteso ad altre città. Dopo Roma è stata già siglata un’intesa simile anche a Palermo. Ora la capitale torna a fare da apripista in nome di un’emergenza che ha già valicato i confini nazionali, autorizzando cronache e ironie anche dei media stranieri. In via Arenula, pur con la cautela dei ministeriali, serpeggia un certo ottimismo che un po’ se ne infischia delle convenienze della politica e un po’ le sfida: “Qui non si tratta solo di mettere al lavoro i detenuti che è già una cosa sacrosanta per stemperare le tensioni nelle carceri ma immaginarsi un modello diverso. Far produrre i detenuti, formandoli, è dargli una possibilità. Soprattutto per chi ha da scontare ancora poco”. Lavori forzati? “Non è questo lo spirito. C’è una convenienza economica anche per loro. In futuro gli si potrebbero abbuonare le spese di giustizia che si dovrebbero esigere da tutti e che la gran parte non paga. Anche se trova un lavoro, preferisce restare in nero per evitare di restituire la retta della detenzione”.
ROMA – INCIDENTE SUL GRA: TRAFFICO IN GRAN PARTE DELLA CITTA’
Roma e dintorni
Roma, cadavere sul tetto a Monteverde: forse era un ladro di appartamenti

(Adnkronos) – Potrebbe essere un ladro di appartamenti l’uomo, trovato senza vita ieri pomeriggio sul tetto di un’autorimessa, all’interno di un’area condominiale di via Giovanni Cadolini, in zona Monteverde Vecchio a Roma. A segnalare il cadavere era stato un residente di un palazzo vicino che affacciandosi aveva notato il corpo che presentava lesioni compatibili con una caduta dall’alto e segni di decomposizione.
Escluso da chi indaga il suicidio, mentre si ipotizza che l’uomo potrebbe essere caduto nel tentativo di arrampicarsi. Mentre vanno avanti le indagini dei carabinieri, risposte sulle cause della morte sono attese dall’autopsia disposta dalla procura di Roma.
Roma e dintorni
West Nile, altri due morti nel Lazio e 8 nuovi casi

(Adnkronos) – Due nuove vittime per il virus West Nile nel Lazio. Si tratta di un uomo di 84 anni, residente a Latina, morto il 10 agosto all’ospedale Santa Maria Goretti. Il paziente era affetto da leucemia linfatica e in seguito ad accertamenti post-decesso è stata confermata la positività al virus. L’altra vittima è una donna di 87 anni di Cassino con pluripatologie, arrivata in pronto soccorso il 17 agosto e deceduta ieri sera. Salgono così a 12 i decessi per il virus West Nile nella Regione.
I numeri della Regione
Nel Lazio le analisi effettuate dal laboratorio di Virologia dello Spallanzani – Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, rispetto all’aggiornamento dello scorso 18 agosto, hanno certificato 8 nuovi casi (dei quali 2 casi con sindrome neurologica e 5 casi con febbre da West Nile Virus ed un donatore asintomatico individuato grazie alle attività di screening del Centro regionale sangue, a dimostrazione della sicurezza garantita dal sistema trasfusionale regionale). I nuovi casi sono stati rilevati a Cassino nel frusinate e a Latina, Gaeta e Norma. Con gli ultimi accertamenti, nel 2025 le conferme diagnostiche di positività di infezione al virus West Nile salgono a 182.
Le aree coinvolte
Nel dettaglio, i casi suddivisi per il territorio di probabile esposizione: 160 casi nella Asl di Latina; 11 casi nella Asl Roma 6; 6 casi nella Asl di Frosinone; un caso nella Asl Roma 3; 3 casi fuori regione, due nella provincia di Caserta e uno in provincia di Isernia; uno in corso di definizione. Dei 182 casi di positività da virus West nile: 41 pazienti sono ricoverati in reparti ordinari; 34 persone sono state dimesse; 91 pazienti sono in buone condizioni presso il proprio domicilio; 4 pazienti sono ricoverati in terapia intensiva; 12 decessi.
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