Ultime Notizie Roma
La Sapienza approva il libretto universitario per i trans

Novità nel mondo accademico. La Sapienza approva il libretto universitario per i trans, tramite il Consiglio Accademico
Dopo varie riflessioni, la Sapienza approva il libretto universitario per i trans. La conferma è avvenuta quest’oggi al termine del Consiglio Accademico. Lo hanno reso noto Fabrizio Marrazzo e Richard Bourelly, rispettivamente portavoci di Gay Center e Azione Trans. Ciò permetterà agli studenti trans di essere chiamati con il loro nuovo nome.
SEGUICI SU FACEBOOK, METTI MI PIACE ALLA NOSTRA PAGINA
Attualità
”La verità che nessuno vuole accettare”: in carcere esce il libro di Gabriele Bianchi sull’omicidio di Willy Monteiro Duarte

Dal carcere di Rebibbia arriva una pubblicazione che riapre ferite ancora vive nell’opinione pubblica: Gabriele Bianchi, uno dei protagonisti del brutale pestaggio che nel settembre del 2020 costò la vita a Willy Monteiro Duarte, ha scritto un libro in cui si proclama innocente e vittima di un sistema che, a suo dire, lo avrebbe condannato prima ancora del verdetto giudiziario.
Il volume, intitolato “La verità che nessuno vuole accettare”, è stato scritto nella cella in cui il 30enne di Alatri sta scontando una condanna definitiva a 28 anni di carcere. Nelle pagine del libro, Bianchi si dice bersaglio di un “processo mediatico già scritto” e sostiene che pochi attimi possono distruggere una vita, portando anche chi è innocente “all’inferno, senza aver peccato”.
La notte tra il 5 e il 6 settembre 2020, Willy Monteiro Duarte fu picchiato a morte a Colleferro mentre tentava di difendere un amico da un’aggressione. La giustizia ha stabilito, in maniera definitiva, le responsabilità dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi, con il primo condannato all’ergastolo e il secondo, appunto, a 28 anni. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma hanno accolto parzialmente le richieste della Cassazione, riconoscendo le attenuanti a Gabriele ma rivedendo la pena in aumento rispetto al precedente appello, che gliene aveva inflitti 24. Oltre a loro, sono stati condannati anche Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, ritenuti complici nel delitto, rispettivamente a 23 e 21 anni di reclusione.
Nel libro, Bianchi ripercorre la sua versione dei fatti e prova a restituire un’immagine diversa di sé: “Non sono un mostro, non ho ucciso nessuno”, ribadisce con fermezza. Parla della sua vita sconvolta, di affetti perduti e sogni infranti, ma anche del conforto ritrovato nello sguardo del figlio durante i colloqui in carcere come simbolo, per lui, di un desiderio di rinascita.
Tuttavia, il racconto autobiografico si scontra con una realtà giudiziaria ben diversa: oltre alle condanne, entrambi i fratelli sono stati protagonisti di episodi controversi in carcere: Gabriele, stando a una testimonianza interna, avrebbe ostentato atteggiamenti di prepotenza affermando “Io sono il re, voi gli schiavi”. Marco, invece, risulta coinvolto in un’indagine che lo vede tra i detenuti sorpresi a usare illegalmente telefoni cellulari nella struttura di Pescara.
La pubblicazione del libro solleva interrogativi sul diritto di esprimersi anche da parte di chi è stato riconosciuto colpevole in via definitiva per reati gravissimi. È giusto dare voce a chi si professa innocente, pur avendo ricevuto una condanna severa da parte della giustizia? Oppure si rischia di legittimare una narrazione che può ferire ulteriormente i familiari della vittima e confondere l’opinione pubblica?
Quello che è certo è che, a quasi cinque anni dall’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il dolore per una morte assurda e ingiusta è ancora molto presente nella coscienza collettiva, e mentre Gabriele Bianchi tenta di riscrivere la sua verità, resta scolpita nella memoria una realtà ben più concreta: quella di un ragazzo generoso che ha perso la vita nel tentativo di difendere un amico e di una comunità intera che continua a chiedere giustizia e rispetto.
Roma e dintorni
pres. Commissione De Priamo, “delega a Racis per esami, tra amicizie Emanuela c’è chi sa verità”

La Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, presieduta dal senatore Andrea De Priamo, delegherà al Racis dei carabinieri accertamenti fonici, ad esempio su telefonate, ed accertamenti grafici anche con l’obiettivo di arrivare a identificare l’autore di lettere e comunicati di rivendicazione scritti. A due giorni dall’anniversario dei 42 anni dalla scomparsa di Emanuela, la cittadina vaticana sparita il 22 giugno 1983, è lo stesso presidente Andrea De Priamo a riferirlo all’Adnkronos facendo il punto a più di un anno dall’inizio dei lavori parlamentari. E assicura che nessuna pista è ancora esclusa né privilegiata ma si dice convinto che “qualunque pista esista o qualunque sia la verità che stiamo cercando una cosa è certa: questa verità è custodita da qualche persona che gravitava nel giro delle amicizie di Emanuela Orlandi nell’istituto Tommaso Ludovica da Victoria“.
GLI ACCERTAMENTI TECNICI – “Abbiamo la collaborazione del Racis, il raggruppamento dei carabinieri che si occupa di indagini tecnico-scientifiche e gli delegheremo accertamenti fonici – ad esempio sulle telefonate e ciò che si dispone dell’epoca – e accertamenti grafici”. De Priamo spiega che una priorità sulla quale la Commissione sta lavorando “è capire perché, a partire da una certa data, i rapitori di Emanuela Orlandi – che da quel punto rivendicarono anche la sparizione di Mirella Gregori – iniziarono a far ritrovare lettere e comunicati di rivendicazione scritti a mano. Quasi come gesto di sfida nei confronti degli inquirenti, ostentando una strana sicurezza nella consapevolezza di non essere identificati e arrestati. Oggi c’è la possibilità di identificare l’autore di quelle lettere anche perché su quei fogli e sulle buste devono essere state lasciate impronte digitali e dna sotto i francobolli utilizzati per spedirle”. All’epoca non c’erano le tecnologie di oggi, sottolinea De Priamo, aggiungendo che anche su questo materiale saranno disposti accertamenti. “La Commissione ha la fortuna – e ne sono davvero grato – di avere un’importante collaborazione della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di finanza che gestisce in modo inappuntabile l’archivio. Un vero e proprio supporto interforze che è un punto di onore per la Commissione e svolge il suo lavoro in maniera eccellente”, conclude.
LA RAGAZZA MISTERIOSA – “Ci sono molti elementi che ci portano a dire che vi era almeno una ragazza presente con Emanuela fino all’ultimo momento e che può aver visto o saputo dove è andata prima di ‘scomparire nel nulla’”, sottolinea De Priamo. “A questo proposito dovremo riesaminare la testimonianza di Raffaella Monzi, una delle allieve della scuola di musica che vide Emanuela per ultima, alla fermata dell’autobus su corso Rinascimento prima che sparisse: quella della Monzi è stata una delle testimonianze più importanti di tutto il caso Orlandi ed è peraltro riportata nella stessa denuncia di scomparsa presentata da Natalina Orlandi (sorella della ragazza, ndr) il 23 giugno 1983 – osserva il presidente – Monzi disse, fra le altre cose, che Emanuela le aveva confidato di aver preso appuntamento con una persona per fare volantinaggio a una sfilata di moda attraverso una sua amica”. “Identificare questa amica è una delle priorità che abbiamo, è il punto nevralgico dell’intera vicenda – aggiunge il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta – Esiste un’amica di Emanuela che o era colei che l’aveva avviata alla proposta di lavoro dell’Avon e quindi tecnicamente ‘complice’ di un tragico inganno ai danni della ragazza o, in alternativa, colei che conosceva la verità se dovessimo immaginare che Emanuela possa aver utilizzato la vicenda Avon come una sorta di ‘copertura’ per qualsiasi altra attività. Cosa che, voglio specificare, non significherebbe gettare alcuna ombra sulla vita di Emanuela ma semplicemente immaginare che – come ogni adolescente, allora come oggi – possono esserci a volte piccoli segreti che si nascondono alla propria famiglia”.
LE PISTE – “La Commissione sta svolgendo un grande lavoro di approfondimento: in un anno ha messo in campo più di 70 audizioni, ha raccolto documentazione per più di 110mila pagine e sta svolgendo, anche attraverso i consulenti, un grande impegno per l’esame di questo materiale. Ad oggi le piste sono ancora tutte aperte“, precisa De Priamo. Continuano quindi “l’approfondimento sugli ambienti interni alla scuola di musica; la cosiddetta pista di Londra, portata avanti in particolar modo negli ultimi tempi da Pietro Orlandi; la cosiddetta pista internazionale, che molto frettolosamente alcuni hanno stabilito essere decaduta ma che ha molti elementi suggestivi considerando le tempistiche rispetto all’allora contestuale istruttoria sull’attentato al Papa e le inquietanti coincidenze delle telefonate e dei messaggi lasciati rispetto all’avanzare della rogatoria a Sofia che era in atto”. “C’è poi la pista della asserita trattativa Stato-Vaticano
a mio avviso fortemente ridimensionata visto che, in una lunga e attenta audizione, l’ex procuratore Giancarlo Capaldo ha evidenziato che, obiettivamente, non c’è mai stata una trattativa legata alla riconsegna di Emanuela Orlandi o dei suoi resti in relazione alla sepoltura di Enrico de Pedis a Sant’Apollinare – osserva De Priamo – c’è inoltre la pista di una predazione sessuale che non è esclusa e su cui sono in atto approfondimenti; si è poi parlato – e Pietro Orlandi ha spesso respinto con forza questa ipotesi – di un ipotetico coinvolgimento di qualche familiare e su questo aspetto si è concentrata l’attenzione sulla figura di Mario Meneguzzi (zio della ragazza, ndr). Ma anche in questo caso non è mai emerso alcun elemento di riscontro“. “Noi abbiamo l’obbligo di esaminare tutte le ipotesi di scenario, spesso dovendo fare un pesante lavoro di debunking di notizie e informazioni false”. In questo senso, la Commissione sta facendo approfondimenti anche sulla questione delle presunte avances verbali che Meneguzzi fece verso Natalina Orlandi (sorella di Emanuela ndr), “che è un po’ particolare ma sulla quale, ripeto, ad oggi non posso dire esistano collegamenti con la scomparsa di Emanuela – conclude – Infine la fantomatica pista della ‘tratta delle bianche’ – peraltro smentita nel 1987 dall’allora professore Franco Ferracuti il quale spiegò bene l’anacronismo di questa ipotesi – è al centro di una attenta verifica da parte della Commissione e penso sarà una delle prime sulle quali riusciremo a dare qualche elemento”.
LA PISTA DI LONDRA – “Abbiamo dato la dovuta attenzione anche alla cosiddetta pista di Londra, svolgendo un’indagine preliminare rispetto ai materiali ricevuti da Pietro Orlandi. Pur ritenendo, almeno personalmente, che vi sia una forte azione di ‘intossicazione’ rispetto a questi documenti, a più riprese dichiarati falsi – e fermo restando che li stiamo approfondendo – riteniamo assolutamente doveroso capire chi – lavorando da molto tempo – ha fabbricato questi documenti e abbia portato in particolar modo l’attenzione di Pietro Orlandi su questa pista”, osserva il presidente precisando che “certamente” la Commissione sta lavorando per identificare il presunto ex Nar che contattò Pietro, fratello di Emanuela, proprio sulla pista di Londra.
L’IPOTESI DELLA TRATTATIVA – “Mi sento di escludere una trattativa tra Stato e Vaticano rispetto alla vicenda della sepoltura di Enrico De Pedis a Sant’Apollinare. Quest’ultima è un fatto anomalo, ma abbiamo approfondito con grande attenzione la cosiddetta trattativa rivelando che non vi è stata”, osserva il presidente della Commissione. “Ciò non esclude che De Pedis o ambienti a lui vicini possano aver avuto un ruolo nella vicenda Orlandi – continua De Priamo – Dobbiamo ricordare che ci sono identikit – legati alle testimonianze degli amici di Emanuela rispetto a quelle vicende in cui la ragazza fu seguita – che potrebbero ricollegare a figure legate alla criminalità romana che potrebbero aver avuto un ruolo, tenendo conto che non vi era una monolitica banda della Magliana, ma a volte azioni svolte come una sorta di ‘agenzia del crimine’ su commissione di terze persone”.
I CASI DI EMANUELA E MIRELLA – “Ad oggi è prevalente l’ipotesi che la vicenda di Mirella Gregori sia slegata da quella di Emanuela Orlandi anche se non si è data una risposta al fatto che le due vicende furono collegate e addirittura i telefonisti scelsero il caso di Mirella per imbastire una strategia finalizzata a mettere sotto pressione il Quirinale – sottolinea il presidente – Resta questo elemento, che non va sottovalutato, ma prevale l’ipotesi che le due vicende siano scisse”. “Sulla vicenda di Mirella Gregori la Commissione è unanime nel ritenere che la verità sta nei pochi attimi legati al momento in cui uscì di casa, fermandosi circa venti minuti nel bar della famiglia De Vito, si sarebbe confrontata con Sonia per poi uscire e dirigersi verso il monumento del Bersagliere e, probabilmente, non verso Villa Torlonia – continua De Priamo – E’ in quel contesto che dobbiamo insistere”. “La vicenda di Mirella sembra quella di una persona attirata con un tranello o l’inganno a un fantomatico appuntamento che è stato per lei fatale”, aggiunge De Priamo.
UNA VERITA’ STORICA: “Pervenire a una verità solida storica è il nostro obiettivo e siamo convinti che potremo riuscire a farlo. C’è un’incredibile serie di elementi e coincidenze che rendono credibili tutte le piste principali ed è un lavoro dunque complicato”, precisa De Priamo. “Non possiamo essere certi di arrivare alla fine della legislatura a dire parola fine sulla vicenda, ma siamo fiduciosi di arrivare scrivere almeno una verità storica e scartare definitivamente alcune piste che hanno fatto perdere anni agli inquirenti, allontanando dalla verità”, conclude. (di Sara Di Sciullo)
-
Ultime Notizie Roma4 giorni fa
Piazza di Spagna. Macchina sulla scalinata fra lo stupore dei turisti
-
Attualità6 giorni fa
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza
-
Video5 giorni fa
Minacce e Botte, Maranza e Ladri si Alza la Tensione VIDEO
-
Attualità5 giorni fa
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma