Cronaca
ROMA Cinecittà I banditi puntavano a un bottino più sostanzioso

ROMA Puntavano a un bottino più sostanzioso, Ennio Proietti ed Enrico Antonelli, i due banditi che hanno tentato la rapina al bar tabaccheria ‘Caffè Europeo’ a Cinecittà.
Durante la rapina è rimasto ucciso Proietti, colpito da uno dei tre colpi esplosi dall’arma del complice. Ferito il titolare della rivendita, un cinese di 56 anni. Puntavano a un bottino più sostanzioso, 25.000 euro, i banditi che hanno tentato il colpo a Cinecittà. I particolari emergono dell’interrogatorio di Enrico Antonelli, arrestato subito dopo il colpo. Proietti e Antonelli si erano conosciuti in carcere nell’agosto del 2019. I due avevano stretto un’amicizia dalla quale era nata l’idea di effettuare la rapina alla Romanina.
A quanto raccontato da Antonelli a proporre l’affare era stato Proietti. All’inizio Antonelli aveva rifiutato ma poi aveva accettato a causa delle sue precarie condizioni economiche. Qualche ora prima della rapina Antonelli si era recato nel bar tabaccheria per un sopralluogo. Poi con il complice che aveva recuperato intanto le armi erano andati in via Ciamarra con il volto coperto da caschi e scaldacollo. Il piano, secondo il racconto di Antonelli, prevedeva che Proietti avrebbe dovuto svolgere il ruolo di copertura mentre a lui sarebbe toccato il compito di asportare il denaro dalla cassa.
I due non potevano però prevedere la “forte reazione da parte del tabaccaio” che, a quanto si legge nell’ordinanza di convalida dell’arresto di Antonelli, aveva subito ingaggiato una colluttazione con i banditi. Un corpo a corpo durante il quale l’arrestato ha esploso tre colpi di pistola, uccidendo il complice e ferendo il titolare del locale. Poco dopo l’arrivo della polizia e i soccorsi.
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In una notte che sembra uscita da un thriller, un ragazzo di 20 anni è stato scoperto privo di sensi su un marciapiede di via Tagliamento, nel quartiere Salario Parioli, non lontano da una affollata discoteca. Con lesioni diffuse su tutto il corpo e una memoria che si dissolve nel vuoto, il giovane ha raccontato alla polizia di ricordare solo i momenti prima dell’accaduto, lasciando un enigma che fa rabbrividire: chi potrebbe averlo ridotto in quello stato e perché?
LA RICOSTRUZIONE
Gli investigatori stanno scavando nel buio di quella fatidica notte tra il 3 e il 4 maggio, alla ricerca di indizi su un’aggressione che potrebbe nascondere sorprese inaspettate. Il ragazzo ricorda di essere entrato in discoteca, di aver bevuto qualcosa e poi… più nulla, come se un blackout avesse cancellato ogni dettaglio. Ma cosa è successo fuori dal locale? Potrebbe essere stato un gruppo di giovani, forse scatenati da un banale apprezzamento a una ragazza, o magari un aggressore solitario con una violenza inaudita? Le ipotesi si moltiplicano, alimentando la curiosità: era solo un diverbio finito male, o c’è molto di più dietro questa storia da brividi?
I SOCCORSI
A salvare la situazione è stata la sorella del giovane, che ha ricevuto una chiamata d’emergenza mentre era poco distante. Arrivata di corsa, l’ha trovato in condizioni drammatiche, con il volto tumefatto e difficoltà a respirare – una scena che fa sorgere mille domande su come sia potuto accadere nel bel mezzo di Roma. Mentre le volanti della polizia e l’ambulanza arrivavano sul posto, i sanitari hanno agito d’urgenza, trasportandolo in codice rosso al policlinico Umberto I. Lì, tra traumi cranici e lividi evidenti, il ragazzo è stato rianimato, ma i ricordi persi continuano a tenere tutti con il fiato sospeso: riuscirà a svelare l’identità dei suoi assalitori? Gli investigatori non si fermano e stanno interrogando chiunque possa essere coinvolto in questo inquietante mistero.
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