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Cronaca

ROMA Defunti non dichiarati per non perdere la pensione: valanga di denunce

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ROMA Defunti non dichiarati per non perdere la pensione: valanga di denunce

ROMA Defunti non dichiarati per non perdere la pensione: valanga di denunce.

ROMA Defunti non dichiarati per non perdere la pensione. Un reato costato a ben 37 persone una denuncia all’Autorità Giudiziaria dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma. Gli interessati dal provvedimento avrebbero continuato a percepire mensilmente, dopo il decesso degli aventi diritto, la pensione ordinaria, l’assegno sociale, l’indennità di accompagnamento o la pensione “di guerra”. In questo modo avrebbero sottratto ben 3 milioni dalle casse dell’I.N.P.S. e del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza, acquisiti dall’I.N.P.S. e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze i
nominativi di titolari di pensione, aveva iniziato a monitorarli “a tappeto”. Le informazioni sul loro conto venivano incrociate con quelle contenute nelle banche dati disponibili, per verificare l’eventuale decesso dell’avente diritto e la percezione dell’emolumento da parte di terze persone. 

Gli approfondimenti eseguiti “sul campo”, in collaborazione con le sedi locali dell’istituto di previdenza e della Ragioneria Territoriale dello Stato di Roma, hanno permesso di scoprire i 37 casi di indebita percezione di prestazioni previdenziali e assistenziali. I responsabili sono stati dunque denunciati, a vario titolo, per i reati di indebita percezione di erogazioni pubbliche a seguito di dichiarazioni mendaci e di truffa aggravata ai danni dello Stato.

A loro carico, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro delle somme giacenti sui conti correnti, fino a concorrenza del credito vantato; l’I.N.P.S. e la Ragioneria Territoriale dello Stato hanno invece subito sospeso l’erogazione dei trattamenti. Tra le posizioni, spicca quella di una donna deceduta nel 1991, la cui nipote, fino al 2017, si era appropriata illecitamente di oltre 300.000 euro. Un professionista invece non aveva comunicato la morte del genitore, avvenuta nel 1993, continuando fino al 2016 ad incassare dal Ministero dell’Economia e delle Finanze la pensione “di guerra” del padre per oltre 267.000 euro. L’operazione rientra in un ampio dispositivo di prevenzione e contrasto degli illeciti che danneggiano il bilancio pubblico, sottraendo risorse alle fasce più bisognose della popolazione.

INTANTO RIVELAZIONE CHOC DEL PENTITO DEI CASAMONICA

Cronaca

Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

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Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

Un ordigno artigianale è stato piazzato lo scorso 15 luglio sotto casa di Elvis Demce, boss albanese legato alla criminalità romana. L’intervento degli artificieri ha evitato l’esplosione, ma il messaggio è chiaro: un avvertimento pesante diretto a uno dei personaggi più discussi del sottobosco criminale capitolino.

Il giorno prima dell’attentato, un’inchiesta dei carabinieri aveva portato all’arresto di 14 persone, ricostruendo anche il ruolo di Demce in un sequestro organizzato tramite un gruppo di sudamericani. Gli stessi che, poco dopo, sarebbero stati coinvolti nella gambizzazione di Giancarlo Tei, ex alleato di Demce oggi latitante.

Le ipotesi investigative parlano di una possibile faida interna tra i reduci della “batteria di Ponte Milvio”, legata al defunto Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Tanti anche i nemici esterni: da Giuseppe Molisso del clan Senese a Ermal Arapaj.

Demce, condannato in via definitiva a 15 anni, è detenuto ad Ascoli, dove è in cura per problemi psichiatrici certificati da 17 perizie. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole capire: è un nuovo capitolo della guerra criminale o qualcuno teme che il boss voglia collaborare?

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Cronaca

Maxi Blitz contro il narcotraffico: 12 arresti shock tra Lazio, Abruzzo e Puglia!

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Maxi Blitz contro il narcotraffico: 12 arresti shock tra Lazio, Abruzzo e Puglia!

Nelle prime ore di venerdì 25 luglio 2025, la Polizia di Stato ha portato a termine un’importante operazione contro il traffico di droga, che ha coinvolto diverse province di Abruzzo, Lazio e Puglia. L’intervento, coordinato dal Servizio Centrale Operativo e dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, ha portato all’arresto di 12 cittadini italiani, accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

L’indagine, denominata “End to End”, ha consentito di sgominare due distinti gruppi criminali, entrambi specializzati nell’importazione e nella vendita di ingenti quantitativi di droga. Le squadre mobili di Roma, Teramo, Latina, L’Aquila, Frosinone e Foggia, insieme ai reparti prevenzione crimine di Abruzzo, Lazio e Puglia settentrionale, hanno eseguito le misure cautelari e sono attualmente in corso perquisizioni nelle abitazioni e negli altri luoghi riconducibili agli arrestati.

Oltre al traffico di stupefacenti, alcuni degli indagati sono gravemente sospettati di reati ulteriori come estorsione, tentato omicidio e corruzione, aggravando il quadro criminale dell’organizzazione. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un valore superiore a un milione di euro, ritenuti provento delle attività illecite.

L’azione della Polizia di Stato rappresenta un duro colpo al narcotraffico che alimenta la criminalità nelle regioni coinvolte, confermando l’impegno costante delle forze dell’ordine nel contrasto ai fenomeni mafiosi e alla diffusione della droga sul territorio nazionale.

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