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CORONAVIRUS SOCIAL Le truffe delle mascherine dalla Cina

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CORONAVIRUS SOCIAL Le truffe delle mascherine dalla Cina

CORONAVIRUS Nonostante le azioni di contrasto di Google e Facebook contro la speculazione e le truffe nelle vendite di mascherine continuano a proliferare le offerte sui social. A volte però vere e proprie fregature.

A sostenerlo è un’analisi di Ghost Data dopo l’analisi di circa 100.000 messaggi su Instagram. Delle vere truffe: “Trovati almeno 10.450 account dubbi, di cui la stragrande maggioranza vende mascherine mediche cinesi di qualità non verificata. Sfruttano l’hashtag coronavirus per attirare potenziali acquirenti”. Nessuna garanzia che i prodotti siano autentici e sicuri. La scelta di Instagram più che Amazon, eBay e Alibaba, è dovuta alla maggiore facilità di non essere rintracciati. Le altre piattaforme controllano i venditori e richiedono indennizzi in caso di mancata consegna o consegna di un bene che non è quello pubblicizzato. Le cose cambiano con un account Instagram privato, non identificabile e magari collegato a Whatsapp o Wechat per comunicare con i clienti. Come opzione di pagamento si usa per la maggiore Paypal.

“Questo garantisce che le transazioni avvengano con tracciabilità quasi zero oltre al poter negare qualsiasi rimborso dell’acquirente in caso di reclamo”, sottolinea la ricerca. Molti dei prodotti proposti su Instagram non hanno sistemi di controllo sull’affidabilità dei venditori. Bisogna cercare il nome online per capire se si tratta di negozi seri. Ghost Data mostra il lato peggiore di una piattaforma che in fatto di commercio elettronico deve fare molti passi in avanti. “I social offrono un servizio di alto valore, soprattutto in tempi di crisi. Sono però strumenti potenti che comportano grandi responsabilità per i gestori”. Instagram ha fatto sforzi evidenti per moderare, frenare e limitare la diffusione di contenuti illeciti associati agli hashtag coronavirus. Eppure stando all’indagine nonostante tutto i truffatori hanno trovato il modo di dilagare.

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