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Roma e dintorni

BAMBINO GESU’ Separate gemelline siamesi unite per la testa

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BAMBINO GESU’ Separate gemelline siamesi unite per la testa

BAMBINO GESU’ Separate due gemelline siamesi unite per la testa. Un intervento straordinario preparato in oltre un anno di studio e in più fasi chirurgiche. Le bambine, giunte a Roma dal Centrafrica, erano craniopaghe totali, una tra le più rare e complesse forme di fusione cranica e cerebrale. Avevano in comune le ossa dell’area posteriore del cranio e il sistema venoso. Ora stanno bene.

BAMBINO GESU’ Un’operazione effettuata con grande successo, in cui due piccolissime gemelline siamesi unite per la testa sono state separate. È il primo caso in Italia, e probabilmente l’unico al mondo, di intervento riuscito su una coppia di ‘craniopagi totali posteriori’, una tra le più rare e complesse forme di fusione a livello cranico e cerebrale. Posizionate nuca contro nuca, avevano in comune la scatola cranica e gran parte del sistema venoso. Oltre un anno di preparazione e di studio con l’ausilio di sistemi di imaging avanzato e di simulazione chirurgica, culminato in tre interventi delicatissimi. L’ultimo, la separazione definitiva, il 5 giugno scorso, con un’operazione di 18 ore e l’impegno di oltre 30 persone tra medici e infermieri. A un mese di distanza le bambine stanno bene, hanno appena compiuto 2 anni e sono ricoverate nel reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale della Santa Sede, insieme alla loro mamma.

I TRE INTERVENTI

Il primo intervento, nel maggio 2019: le gemelline entrano in sala operatoria per iniziare a dare forma alle nuove strutture venose autonome. I neurochirurghi separano una parte del tentorio e il primo dei due seni trasversi in comune che saranno assegnati a ciascuna delle bambine. Poi ricostruiscono una membrana in grado di mantenere divise le strutture cerebrali prima della separazione definitiva. A giugno 2019 il secondo intervento. L’équipe, coadiuvata dal gruppo di anestesia, separa i seni sagittali superiori e il torculare di Erofilo, ovvero il punto di congiunzione dei seni venosi del cervello dove confluisce tutto il sangue che va al cuore. È una fase cruciale: lo spazio operatorio è di pochi millimetri e i neurochirurghi procedono con la guida del neuronavigatore. Il 5 giugno 2020, un anno dopo, è il momento della separazione definitiva. Le bambine sono cresciute, la nuova architettura delle vene si è consolidata e funziona. La porzione di pelle necessaria a coprire il cranio di ciascuna delle piccole è stata ampliata con gli espansori posizionati qualche mese prima con una serie di interventi di chirurgia plastica e si può dare il via all’ultima fase. In sala operatoria un’équipe di oltre 30 persone tra medici, chirurghi e infermieri. L’intervento dura 18 ore. Si rimuovono gli espansori cutanei, poi viene separato il secondo seno trasverso e il relativo tentorio. Infine i medici dividono le ossa del cranio che tengono unite le due bambine. Una volta separate le gemelline, l’operazione prosegue in due diverse camere operatorie, con due équipe distinte, per ricostruire la membrana che riveste il cervello (dura madre), rimodellare le ossa della scatola cranica e ricreare il rivestimento cutaneo.

IL FUTURO DELLE BAMBINE

A un mese dalla separazione definitiva, le gemelline stanno bene. Pochi giorni di monitoraggio in terapia intensiva e poi il ritorno in reparto. Il 29 giugno hanno festeggiato 2 anni, guardandosi negli occhi, muovendo le manine a ritmo di musica, in braccio alla mamma. Hanno superato operazioni difficilissime. Le ferite impiegheranno del tempo a rimarginarsi e il rischio di infezione è ancora presente. Proseguono il programma di neuroriabilitazione e per alcuni mesi dovranno indossare un casco protettivo. Ma i controlli post-operatori indicano che il cervello è integro. Il sistema ricreato funziona, il flusso di sangue si è adattato al nuovo percorso. Si trovano in una condizione – spiegano i medici del Dipartimento di Neuroscienze – che darà loro la possibilità di crescere regolarmente sia dal punto di vista motorio che cognitivo, e di condurre una vita normale, come tutte le bimbe della loro età.

Un enorme successo per il Bambino Gesù e una bellissima notizia per le piccole.

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Roma, cadavere sul tetto a Monteverde: forse era un ladro di appartamenti

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Roma, cadavere sul tetto a Monteverde: forse era un ladro di appartamenti

(Adnkronos) – Potrebbe essere un ladro di appartamenti l’uomo, trovato senza vita ieri pomeriggio sul tetto di un’autorimessa, all’interno di un’area condominiale di via Giovanni Cadolini, in zona Monteverde Vecchio a Roma. A segnalare il cadavere era stato un residente di un palazzo vicino che affacciandosi aveva notato il corpo che presentava lesioni compatibili con una caduta dall’alto e segni di decomposizione.  

Escluso da chi indaga il suicidio, mentre si ipotizza che l’uomo potrebbe essere caduto nel tentativo di arrampicarsi. Mentre vanno avanti le indagini dei carabinieri, risposte sulle cause della morte sono attese dall’autopsia disposta dalla procura di Roma. 

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West Nile, altri due morti nel Lazio e 8 nuovi casi

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West Nile, altri due morti nel Lazio e 8 nuovi casi

(Adnkronos) – Due nuove vittime per il virus West Nile nel Lazio. Si tratta di un uomo di 84 anni, residente a Latina, morto il 10 agosto all’ospedale Santa Maria Goretti. Il paziente era affetto da leucemia linfatica e in seguito ad accertamenti post-decesso è stata confermata la positività al virus. L’altra vittima è una donna di 87 anni di Cassino con pluripatologie, arrivata in pronto soccorso il 17 agosto e deceduta ieri sera. Salgono così a 12 i decessi per il virus West Nile nella Regione. 

I numeri della Regione 

Nel Lazio le analisi effettuate dal laboratorio di Virologia dello Spallanzani – Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, rispetto all’aggiornamento dello scorso 18 agosto, hanno certificato 8 nuovi casi (dei quali 2 casi con sindrome neurologica e 5 casi con febbre da West Nile Virus ed un donatore asintomatico individuato grazie alle attività di screening del Centro regionale sangue, a dimostrazione della sicurezza garantita dal sistema trasfusionale regionale). I nuovi casi sono stati rilevati a Cassino nel frusinate e a Latina, Gaeta e Norma. Con gli ultimi accertamenti, nel 2025 le conferme diagnostiche di positività di infezione al virus West Nile salgono a 182. 

Le aree coinvolte 

Nel dettaglio, i casi suddivisi per il territorio di probabile esposizione: 160 casi nella Asl di Latina; 11 casi nella Asl Roma 6; 6 casi nella Asl di Frosinone; un caso nella Asl Roma 3; 3 casi fuori regione, due nella provincia di Caserta e uno in provincia di Isernia; uno in corso di definizione. Dei 182 casi di positività da virus West nile: 41 pazienti sono ricoverati in reparti ordinari; 34 persone sono state dimesse; 91 pazienti sono in buone condizioni presso il proprio domicilio; 4 pazienti sono ricoverati in terapia intensiva; 12 decessi. 

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