29 Marzo 2024

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RECENSIONE FILM Blues Brothers a cura di Tommaso Bucciarelli

RECENSIONE FILM Blues Brothers – Il nostro esperto in cinema Tommaso Buacciarelli, questa settimana ci propone questo film attraverso una recensione dettagliata

RECENSIONE FILM Blues Brothers – Che poi anche tu, con l’estate ricca di calore, sei in un giardino che ha superato una giornata torrida, hai una bottiglia di bianco e senti il sottofondo anni ’70, è probabile che per compagnia ti affidi ai Blues Brothers.

The Blues Blues Brothers è una commedia musical americana del 1980, nella versione estesa della durata di 148 minuti, ha per regista John Landis, ed ha un cast eccelso tra i quali scrivo solo quelli di cui ricordo di più i nomi, quindi i protagonisti John Beluchi (Jake Joliet Blues) e Dan Aykroid (Elwood Blues) che scrive anche parte del soggetto, James Brown (reverendo), Ray Charles (Ray), Aretha Franklin (moglie Matt), Matt Marphy (Matt Guitar).

Siamo in una ripresa dall’alto che inquadra la città piena di industrie, sporca, ed entriamo in un carcere ove c’è un prigioniero scortato del quale non si vede il viso, ma spesso se ne vedono le spalle, ed è accompagnato a ritirare le sue cose tra le quali un profilattico non usato e uno usato. Firma con la X. Alla porta c’ è un fischio, lui è libero.

C’è l’abbraccio col fratello nel quale i due vengono presentati: Jake Blues e Elwood Blues, i Brothers, quelli che un volto si scopre lo abbiano.

Elwood lo è andato a prendere con un auto della polizia in pessime condizioni, Jake accende la sigaretta e butta l’accendino della vettura dal finestrino, chiedendo “Dov’è la Cadillac?”, ma Elwood l’ha venduta, Jake odia quell’auto, ma saltano un ponte mobile e allora lui l’accetta, dicendo di riprendere l’accendino.

Arrivano dalla monaca Pinguina nell’orfanotrofio, e lei gli dice che per pagare la proprietà bisogna rimediare 5000 dollari; Jake dice che li possono fare facilmente, ma lei non vuole soldi sporchi, cosicché lui dice allora sono cavoli tuoi, e lei li bacchetta entrambi con un’asta e parte la musica.

Hanno 11 giorni di tempo per rimediare i soldi, e si dirigono a catechismo, dove c’è il reverendo che parte con un canto musicale nel quale Jake vede la luce, e decidono di riunire la loro Band musicale per guadagnare soldi quasi puliti.

E io lo so che lo conosci, che in questo film in parte sai chi c’è, e sai in parte cosa cantano, ma probabilmente non l’hai visto integralmente come ti propongo di fare io.

Mi risulta impossibile, ma praticabile, riassumere come faccio solitamente un film, per quest’opera, che per gli amanti della musica e della satira ha raggiunto l’apoteosi non al cinema, ma dopo diversi mesi dall’uscita decollando prima della triste dipartita di John Beluchi, ma prendendo sempre più posto nello status di cult movie mondiale col tempo.

The Blues Brothers è un film con una infinità di scene cult, alternate da momenti top, tutti in parte ironici e in parte ancor di più.

Sicuramente ti viene in mente la Freedoom, ch’è quella del carcerato libero e del fratello che senza di lui non lo è, ma sono entrambi schiavi del cappello e della musica.

E c’è Ray che odia il ragazzino che ruba, e tira un coltello per farlo per farlo andare via, liberamente.

Jake e Elwood, prima del film, erano personaggi inventati dai due protagonisti e proposti in televisione su Saturday Night Live, ove divennero famosi in tutto il mondo.

C’è un’interrogativo che mi pongo dalla prima volta che lo vidi tanti anni fa, e cioè quale era il colore degli occhi di Dan Aykroid durante quel film. Me lo pongo perché mi chiedo anche se avrebbe lo stesso effetto di quelli che appartenevano a John Beluchi, che come sai faceva innamorare chiunque li guardasse sotto i Ray-Ban Wayfarer.

L’ironia per me, e quella che si culla tra le musiche e le voci formidabili del cast stellare di questo film, che vengono anche ballate da Tutti quelli che vogliono qualcuno da amare.

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