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Dopo l’indagine a Milano quale futuro per i riders di Roma?

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Dopo l’indagine a Milano quale futuro per i riders di Roma?

Regolarizzare più di 60.000 fattorini e multe ingenti alle società coinvolte: gli esiti della maxi inchiesta

Pandemia, chiusura dei ristoranti e cibo da asporto. Una triade che ha fatto si che il fenomeno della consegna del cibo a domicilio da parte di fattorini sia diventato nell’ultimo anno un fenomeno in crescita esponenziale. Parliamo di consegne fatte a bordo di una bicicletta, di un motorino, nei casi migliori con una macchina. Un giro di affari immenso, che coinvolge alcune società ormai note: Just eat, Gloovo, Uber eats, Deliveroo. In alcuni casi le aziende oltre a consegnare alimenti effettuano consegne di vario genere, stile pony express. Questo fenomeno in crescita ha catturato l’attenzione della Procura della Repubblica di Milano che ha avviato in gran segreto un’inchiesta per approfondire la situazione effettiva della tutela dei tantissimi riders coinvolti. È quello che ha scoperto non è davvero accettabile. Di base il problema maggiore è la mancata contrattualizzazione dei fattorini, nonché l’assenza di specifiche tutele in materia di salute e sicurezza sul lavoro. L’indagine ha portato a denunciare ben sei dirigenti appartenenti alle aziende sopracitate, oltre all’emissione di multe per 733 milioni di euro e l’obbligo per i colossi del delivery di regolarizzare 60.000 riders in tutta Italia. Un’indagine che parte dal milanese ma si estende quindi a tutta la Penisola. La situazione a Roma è similare: è ormai consuetudine vedere riders sfrecciare per le strade a tutte le ore, contraddistinti dagli zaini con i loghi delle famose aziende. Speriamo che quanto emerso dall’indagine di Milano abbia un pronto riscontro anche nella Capitale, al fine di restituire dignità ai riders impegnati nelle consegne a domicilio, che come ha detto il Procuratore Capo Greco “sono lavoratori e non schiavi”.

Il commento dell’Assessore Di Berardino

Sul tema si è espresso anche Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro, scuola e formazione della Regione Lazio: “L’esito della vasta indagine sul lavoro dei rider rende giustizia a principi fondamentali di tutela di questi lavoratori che, come Lazio, abbiamo sempre sostenuto, tanto da essere stati la prima Regione in Italia a varare una legge loro dedicata. Un testo in cui parliamo espressamente della necessità di riconoscimento di principi cui tutti i lavoratori hanno diritto, dal rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza alla tutela previdenziale e assistenziale. In queste settimane siamo a lavoro per definire nuove misure, come il potenziamento della formazione e nuove iniziative per la sicurezza, ha dichiarato.”

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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