Cronaca
Tragedia sul Lungotevere: ragazzo di 22 anni muore in un incidente
Tragedia sul Lungotevere: incidente causa la morte di un ragazzo di 22 anni

Tragedia sul Lungotevere: ancora una giovane vita spezzata sulle strade della Capitale.
Tragedia sul Lungotevere. Un incidente, che ha avuto luogo alle 4 circa della notte scorsa nei pressi di Ponte Palatino, nella parte Aventino dell’arteria. Con un bilancio purtroppo di una vittima: un ventenne cittadino italiano originario del Nordafrica. La sua morte è avvenuta praticamente sul colpo e ai soccorsi, intervenuti sul posto, non è rimasto che certificarla. A causarla uno scontro tra l’auto su cui viaggiava e un palo della luce. A bordo, insieme a lui, altri tre ragazzi, suoi amici, con cui la vittima stava facendo ritorno a casa da una festa. L’incidente ha avuto importanti ripercussioni sul traffico della zona: il tratto interessato è stato infatti chiuso per facilitare i soccorsi e i rilievi del caso. Risultato, lunghe code di automobilisti e linee di bus e tram deviate.
Attualmente i tre feriti sono tutti ricoverati in ospedale in prognosi riservata. Di loro si stanno occupando gli agenti della Polizia Locale capitolina, incaricati di indagare sulla vicenda. Maggiori dettagli circa la loro posizione potrebbero arrivare dall’esito dei test per rilevare la presenza nel loro sangue di alcool e/o droga. La presenza di indizi non è tuttavia esclusa nemmeno nell’auto e negli smartphone del gruppo, anch’essi a disposizione degli inquirenti. I quali hanno bisogno dell’aiuto di tutti questi elementi per chiarire esattamente come si siano verificati e soprattutto cosa li abbia causati. Al momento dunque si procede solo per ipotesi: tra esse, la forte velocità di marcia dell’auto. Che potrebbe essere l’unica coinvolta nel sinistro.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
Attualità
Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

Una donna uccisa a colpi d’accetta dal figlio, una casa di famiglia trasformata in scena del crimine. A Racale, nel leccese, il pomeriggio del 17 giugno si è consumato un delitto che sconvolge un’intera comunità: Teresa Sommario, 53 anni, è stata trovata senza vita nel proprio appartamento, colpita ripetutamente alla testa e al petto. L’aggressore è il figlio maggiore, Filippo Manni, 21 anni, fermato poco dopo in stato confusionale.
Il dettaglio più inquietante, oltre alla brutalità del gesto, è la sua matrice familiare…la violenza, ancora una volta, non arriva dall’esterno: avviene tra le mura domestiche, dove dovrebbe esserci protezione, affetto o almeno convivenza. Non è un caso isolato, il contesto di conflittualità all’interno della famiglia Sommario era noto ai vicini: litigi frequenti e tensioni che, probabilmente, covavano da tempo.
Resta da capire come e perché questa tensione sia esplosa in modo tanto estremo. È una domanda che accompagna ogni caso di cronaca nera in ambito familiare, ma che continua a non trovare chiarimenti adeguati. Il delitto di Racale ci mette davanti, ancora una volta, al nodo irrisolto della violenza che nasce all’interno di legami affettivi spezzati e distorti.
Il figlio minore, presente al momento dell’aggressione, lancia l’allarme. Anche questo elemento pesa: i figli come testimoni, e spesso vittime indirette, di drammi che segnano per sempre intere esistenze.
L’indagine chiarirà i contorni esatti della vicenda, il movente preciso e le responsabilità. Ma sullo sfondo resta una considerazione difficile da ignorare: le fratture all’interno della famiglia, quando ignorate o sottovalutate, possono degenerare e trasformare una casa qualunque nel teatro di una tragedia.
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