Cronaca
Studentessa violentata a piazza Cola di Rienzo, preso il responsabile
Svolta nel caso della studentessa violentata a piazza Cola di Rienzo lo scorso settembre

Studentessa violentata a piazza Cola di Rienzo, il colpevole ha un volto. Ad individuarlo i Carabinieri della Compagnia di San Pietro, inviati dalla Procura della Repubblica di Roma. Si tratta di un uomo di 42 anni, straniero e senza precedenti, sottoposto a regime di arresti domiciliari con braccialetto elettronico. L’accusa che gli inquirenti gli contestano è violenza sessuale aggravata. La vicenda risale allo scorso settembre: il cielo era completamente buio quando una pattuglia rinvenì la vittima, di origine americana, in strada. Nonostante il forte stato di shock, la ragazza riuscì a raccontare di essere stata aggredita sessualmente da un 40enne. Immediate partirono le ricerche nei dintorni, sfortunatamente senza esito. Ulteriori dettagli furono poi forniti dalla studentessa quando andò a sporgere denuncia: dopo essersi avvicinato con una scusa, l’uomo aveva dato avvio ad un contatto molto stretto con la ragazza, toccata fin nelle parti intime. I suoi ripetuti rifiuti non avevano fatto desistere l’uomo, che aveva proseguito nello sfogo dei suoi istinti fin sul pianerottolo dell’abitazione della giovane. Il cui incubo finiva grazie all’intervento delle coinquiline, che riuscivano a chiudere la porta davanti all’aggressore. Il quale è stato poi identificato dai Carabinieri con l’ausilio della videosorveglianza della zona e del condominio e infine riconosciuto dalla vittima e dalle amiche grazie alle immagini ricavate.
Cronaca
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Lo Shock Inaspettato di Oskar Christian
Oskar Christian, un testimone diretto dei fatti, non riesce ancora a credere a ciò che è successo con la coppia che ha conosciuto per mesi. In una rivelazione che lascia tutti senza fiato, ha dichiarato: “Non posso credere che lui abbia fatto una cosa del genere.” Le sue parole evocano un senso di mistero e suspense, facendoci chiedere cosa possa aver spinto una persona apparentemente comune a compiere un atto così impensabile.
La Vita Nascosta della Coppia
Immaginate una coppia che sembra uscita da un film: lui gestiva un accogliente B&B e si vantava di essere il figlio di una leggendaria rockstar, mentre lei brillava come un vero genio dell’informatica. Oskar descrive i loro giorni passati insieme come apparentemente perfetti, ma ora emergono dettagli che alimentano la curiosità – chi erano davvero e cosa si nascondeva dietro questa facciata idilliaca? Questa storia è un invito a scoprire i segreti che potrebbero cambiare tutto ciò che sappiamo su di loro.
Cronaca
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La Notte Fatale
È l’alba del 20 settembre 2020 quando un carabiniere di 42 anni, Emanuele Marroccella, si trova di fronte a un momento cruciale. Un ladro, Jamal Badawi, un 56enne di origine siriana, era penetrato di notte nei locali di un’azienda informatica a Roma, scatenando il caos. Mentre il collega di Marroccella viene colpito al petto da Badawi con un cacciavite, il carabiniere decide di intervenire, sparando un colpo mentre il sospetto è di spalle. Quel proiettile fatale ha posto fine alla fuga, ma ora solleva interrogativi: era davvero necessario? Immagina la tensione di quei secondi, con il cuore che batte forte e una decisione che potrebbe cambiare tutto.
La Testimonianza in Aula
In aula, Marroccella ha ripercorso quei “tre lunghissimi secondi” che hanno segnato la sua vita. Assistito dai suoi avvocati, ha spiegato di aver mirato alle gambe per fermare il ladro, che era già ferito e in fuga verso il cancello. “Il mio collega non riusciva a respirare”, ha dichiarato, evidenziando la pressione del momento. Ma cosa l’ha spinto a premere il grilletto? Questa confessione apre scenari intriganti, lasciando i giudici e il pubblico a chiedersi se si tratti di un atto eroico o di un errore fatale.
Le Accuse del Pubblico Ministero
Il pubblico ministero non ha dubbi: la reazione di Marroccella è stata eccessiva. Nella sua requisitoria, ha sostenuto che non c’era un pericolo immediato quando è stato sparato il colpo, definendola un uso colposo delle armi. Rischia fino a due anni e mezzo di reclusione, ma è il video della telecamera di sicurezza a rendere tutto più misterioso. Per gli avvocati della famiglia di Badawi, si tratterebbe addirittura di omicidio volontario, con il ladro già lontano e circondato. Come è possibile che un semplice tentativo di furto si trasformi in una tragedia del genere? Le prove parlano, ma le domande rimangono.
Il Mistero Dietro la Vittima
Badawi, un ex atleta e membro dei servizi segreti siriani, era fuggito dal suo paese e viveva a Roma con lavoretti precari, sognando di ricongiungersi alla famiglia in Svizzera. Eppure, nessuno sa perché si fosse introdotto in quell’ufficio, senza rubare nulla di valore. Stava parlando al telefono con un possibile complice mai trovato, alimentando ulteriori sospetti. I suoi figli lo descrivono come un pilastro affettuoso, ma ora questa storia solleva dubbi: era davvero un pericolo o solo un uomo disperato? Le udienze proseguono, con nuove rivelazioni in arrivo.
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