Cronaca
Investito e ucciso sul Raccordo: “Aiuto, i draghi mi stanno inseguendo”
Investito e ucciso sul Raccordo: l’incredibile vicenda che ha visto coinvolto un 30enne

Investito e ucciso sul Raccordo. E’ accaduto intorno alle 2.30 della notte tra domenica e lunedì. Il protagonista, riporta Il Messaggero, poco prima del fatale impatto si sarebbe fermato in un bar in zona Prenestina. Era spaventato e in stato di semi incoscienza. Il barista, però, forse pensando che avesse solo alzato un pò il gomito, non ci ha fatto troppo caso. Dalla bocca del giovane tuttavia uscivano frasi deliranti: visioni e inseguimenti da parte di draghi e altri mostri. Solo allora l’esercente si è accorto della gravità della situazione e ha provato a porvi rimedio. Ma, dopo aver preso un caffè, il 30enne è uscito dal locale.
INVESTITO E UCCISO SUL RACCORDO, LA DINAMICA
Ha attraversato a piedi il GRA, dove, qualche minuto più tardi, un’auto lo ha travolto e gli ha tolto la vita. Era giunto davanti al bar a bordo della sua auto, in compagnia della sua fidanzata, rimasta nell’abitacolo. Identificato in un cittadino italiano con precedenti, forse ha agito sotto effetto di stupefacenti e/o stupefacenti. Dopo aver raggiunto la carreggiata interna, all’altezza del km 34,400 del Raccordo, l’ha imboccata camminando contromano. Qui una prima macchina è riuscita frenando ad evitarlo. Una seconda l’ha però tamponata, finendo accappottata addosso al 30enne. Al quale purtroppo l’impatto non ha lasciato scampo.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
Attualità
Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

Una donna uccisa a colpi d’accetta dal figlio, una casa di famiglia trasformata in scena del crimine. A Racale, nel leccese, il pomeriggio del 17 giugno si è consumato un delitto che sconvolge un’intera comunità: Teresa Sommario, 53 anni, è stata trovata senza vita nel proprio appartamento, colpita ripetutamente alla testa e al petto. L’aggressore è il figlio maggiore, Filippo Manni, 21 anni, fermato poco dopo in stato confusionale.
Il dettaglio più inquietante, oltre alla brutalità del gesto, è la sua matrice familiare…la violenza, ancora una volta, non arriva dall’esterno: avviene tra le mura domestiche, dove dovrebbe esserci protezione, affetto o almeno convivenza. Non è un caso isolato, il contesto di conflittualità all’interno della famiglia Sommario era noto ai vicini: litigi frequenti e tensioni che, probabilmente, covavano da tempo.
Resta da capire come e perché questa tensione sia esplosa in modo tanto estremo. È una domanda che accompagna ogni caso di cronaca nera in ambito familiare, ma che continua a non trovare chiarimenti adeguati. Il delitto di Racale ci mette davanti, ancora una volta, al nodo irrisolto della violenza che nasce all’interno di legami affettivi spezzati e distorti.
Il figlio minore, presente al momento dell’aggressione, lancia l’allarme. Anche questo elemento pesa: i figli come testimoni, e spesso vittime indirette, di drammi che segnano per sempre intere esistenze.
L’indagine chiarirà i contorni esatti della vicenda, il movente preciso e le responsabilità. Ma sullo sfondo resta una considerazione difficile da ignorare: le fratture all’interno della famiglia, quando ignorate o sottovalutate, possono degenerare e trasformare una casa qualunque nel teatro di una tragedia.
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