Attualità
Utero in affitto reato universale. I manifesti nella capitale fanno discutere
Tanti i manifesti apparsi in città dell’ Associazione Provita e Famiglia

Utero in affitto reato universale, questa è lo slogan deciso all’associazione Provita e Famiglia per l’ultima campagna lanciata stamane nella Capitale.
Tanti gli spazi acquistati dal movimento nelle affissioni pubblicitarie sparse per la città di Roma. Da sempre contro la pratica dell’utero in affitto, vietata in Italia ma praticate in Usa e Canada, l’associazione anche stavolta farà parlare di sé, su un tema di stretta attualità anche nel nostro Paese.
I manifesti di Provita a Roma sull’utero in affitto
Nei cartelloni pubblicitari apparsi in città è raffigurato un barattolo con il volto di un bambino in primissimo piano, un codice a barre, il nome del piccolo, il prezzo di 100.000 euro e annesse caratteristiche: gruppo sanguigno, carnagione chiara, occhi azzurri e capelli biondi.
Inquadrando il codice con il cellulare, si vola direttamente alla petizione che vorrebbe la legge presentata dalla destra diventare realtà.
La modifica della Legge 40 del Governo Meloni
Il disegno di legge proposto dal governo Meloni è composto da un solo articolo che punta a modificare l’articolo 12 della legge 40 che già recita: “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro.”
Il ddl Meloni inserisce il seguente periodo: “Le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all’estero” .
Critiche da gay.it ai manifesti di Provita
Ferma condanna da parte del blog gay.it che si domanda se i manifesti “possano essere considerati ‘illegali’, come già accaduto in passato con i manifesti contro l’aborto e il gender. Nel 2018 Pro Vita venne condannata con 20.000 euro di multa per gli osceni manifesti omofobi abusivamente affissi a Roma contro le famiglie arcobaleno.”
Si attendono ora i commenti dei dirigenti politici.
Ultime Notizie Roma
Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas
Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.
L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.
Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
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