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Cronaca

Omicidio Primavalle, spunta una pistola finta: “Michelle l’aveva portata con sè”

Omicidio Primavalle, l’arma è stata ritrovata durante il sopralluogo nell’abitazione del killer

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Omicidio Primavalle, spunta una pistola finta: “Michelle l’aveva portata con sè”

L’omicidio Primavalle si sta trasformando sempre più in una telenovela. L’ultima puntata è andata in scena ieri, proprio durante i funerali di Michelle Causo. Nelle ore del dolore della famiglia e degli amici, le forze dell’ordine hanno proceduto ad un sopralluogo, l’ennesimo,  nell’appartamento dove la ragazza è stata uccisa. A condurre l’operazione gli uomini della Squadra Mobile e della Scientifica, insieme alla pm Anna Di Stasio. E le novità non sono mancate.

Su tutte, il ritrovamento di una pistola finta, un’arma giocattolo che solo un esperto non avrebbe scambiato per una reale. “Michelle l’aveva con sè e l’ha usata per minacciarmi“, le parole del killer, riportate da Repubblica. Alle quali tuttavia chi indaga per ora non ha dato credito. Solo l’esame delle impronte digitali potrà infatti confermare o smentire la versione. Gli inquirenti non escludono che la ragazza possa averla usata per ‘convincere’ il coetaneo a restituirle il prestito fatto in passato.

Una somma di cui al momento non si conosce l’entità: pochi euro, 20-30, secondo il killer, o molti di più, circa 1500 euro, come sostengono le amiche di Michelle. Secondo tale ipotesi, solo una delle tante sul tavolo, proprio l’importo avrebbe causato la feroce lite, poi sfociata in una colluttazione, nell’appartamento del trapper. Il quale avrebbe infine massacrato la 17enne con 20 coltellate.

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Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

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Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.

L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega ad una precedente operazione condotta nel Gennaio 2022, che aveva già smantellato un’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.

Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.

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Attualità

Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?
Sta facendo discutere la scelta di affidare all’attrice britannica Cynthia Erivo – donna, nera e apertamente omosessuale – il ruolo di Gesù nel celebre musical Jesus Christ Superstar. Una decisione che viene vista da alcuni come un atto di coraggio e inclusività, ma per altri rappresenta un ulteriore passo verso lo svuotamento dei simboli identitari in nome di una visione ideologica.

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.

L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.

Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.

E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.

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