Cronaca
Franco VI Municipio, “Il rischio è che gli occupanti abusivi di oggi possano essere regolarizzati”

Dopo l’ennesimo episodio di Cronaca a Roma, Il Presidente del VI Municipio Nicola Franco esprime soddisfazione per la vicinanza da parte delle istituzioni.
“Ringrazio il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi, il Prefetto Lamberto Giannini e il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri per gli impegni presi per aumentare il numero di agenti delle Forze dell’Ordine a Tor Bella Monaca”. Queste le prime dichiarazioni di Franco dopo il fallito attentato a Don Coluccia.
Cronaca Roma – più sicurezza a Tor Bella Monaca
Il presidente del Municipio delle Torri continua “Chiedo inoltre che sia fatto un passo in più, in vista della rigenerazione urbana prevista con il PUI e i 120 milioni di euro del PNRR che andranno a riqualificare alcune case popolari di via dell’Archeologia.
Oltre alla rigenerazione urbana, è invece necessaria una rigenerazione sociale, affinché i clan mafiosi non abbiano più controllo su quest’area della Capitale e dare finalmente un duro colpo alla criminalità organizzata”.
Via gli abusivi nella case popolari di Tor Bella Monaca
L’idea di Franco per marginalizzare la criminalità è quello di escludere dal diritto gli occupanti abusivi, quasi sempre nuclei famigliari connessi con il crimine organizzato. “Propongo che sia istituito un protocollo d’intesa, all’interno del PUI di Tor Bella Monaca, che escluda definitivamente dal diritto di avere una casa popolare quelle persone coinvolte con i clan mafiosi.
“Il rischio – continua il primo cittadino del VI Minucipio – è che gli occupanti abusivi di oggi possano essere regolarizzati al termine della rigenerazione urbana degli immobili, ricreando le stesse identiche condizioni a cui siamo abituati.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
Attualità
Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

Una donna uccisa a colpi d’accetta dal figlio, una casa di famiglia trasformata in scena del crimine. A Racale, nel leccese, il pomeriggio del 17 giugno si è consumato un delitto che sconvolge un’intera comunità: Teresa Sommario, 53 anni, è stata trovata senza vita nel proprio appartamento, colpita ripetutamente alla testa e al petto. L’aggressore è il figlio maggiore, Filippo Manni, 21 anni, fermato poco dopo in stato confusionale.
Il dettaglio più inquietante, oltre alla brutalità del gesto, è la sua matrice familiare…la violenza, ancora una volta, non arriva dall’esterno: avviene tra le mura domestiche, dove dovrebbe esserci protezione, affetto o almeno convivenza. Non è un caso isolato, il contesto di conflittualità all’interno della famiglia Sommario era noto ai vicini: litigi frequenti e tensioni che, probabilmente, covavano da tempo.
Resta da capire come e perché questa tensione sia esplosa in modo tanto estremo. È una domanda che accompagna ogni caso di cronaca nera in ambito familiare, ma che continua a non trovare chiarimenti adeguati. Il delitto di Racale ci mette davanti, ancora una volta, al nodo irrisolto della violenza che nasce all’interno di legami affettivi spezzati e distorti.
Il figlio minore, presente al momento dell’aggressione, lancia l’allarme. Anche questo elemento pesa: i figli come testimoni, e spesso vittime indirette, di drammi che segnano per sempre intere esistenze.
L’indagine chiarirà i contorni esatti della vicenda, il movente preciso e le responsabilità. Ma sullo sfondo resta una considerazione difficile da ignorare: le fratture all’interno della famiglia, quando ignorate o sottovalutate, possono degenerare e trasformare una casa qualunque nel teatro di una tragedia.
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