Attualità
Autorizzata l’Autopsia per Stefano Dal Corso Dopo Numerose Richieste Respinte

La Morte Misteriosa di Stefano Dal Corso in Carcere
La tragica scomparsa di Stefano Dal Corso dietro le sbarre ha sollevato numerosi interrogativi e perplessità, soprattutto a causa delle circostanze oscure che circondano il suo decesso. Solo dopo molteplici istanze presentate dagli avvocati della famiglia, la procura di Oristano ha finalmente dato il benestare per l’autopsia sul corpo del detenuto.
Le Reazioni della Famiglia e della Legale
Questa decisione è stata accolta con sentimenti contrastanti dalla famiglia di Stefano. La sorella Marisa Dal Corso ha espresso una certa ambivalenza, dovuta all’emozione di potenzialmente scoprire la verità, mista al dolore di dover sottoporre il corpo del loro caro a un esame medico-legale. L’avvocata della famiglia, Armida Decina, ha sempre messo in dubbio la teoria del suicidio avanzata inizialmente. Con l’ipotesi di omicidio volontario, il caso assume un nuovo e inquietante aspetto.
Critiche sul Trattamento delle Morti in Carcere
Valentina Calderone, garante dei detenuti di Roma, ha manifestato preoccupazione sul modo in cui vengono trattati i decessi di persone sotto la custodia dello Stato. Ha evidenziato la necessità di indagini approfondite circa le cause delle morti all’interno degli istituti penitenziari. Troppo spesso, secondo Calderone, questi decessi vengono archiviati senza adeguati approfondimenti, alimentando dubbi e sospetti sulle reali dinamiche degli eventi.
La Ricerca della Verità
L’autorizzazione dell’autopsia rappresenta un passo importante nella ricerca della verità su ciò che è realmente accaduto a Stefano Dal Corso. La famiglia e i loro legali sperano che questo esame possa finalmente portare luce sulle circostanze della sua morte e rendere giustizia alla memoria del loro caro.
Ultime Notizie Roma
Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas
Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.
L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.
Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
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