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Cronaca

Termini, Piazza dei Cinquecento: Tutti i cambiamenti comunicati dall’Atac sulle modifiche dei capolinea

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Termini, Piazza dei Cinquecento: Tutti i cambiamenti comunicati dall’Atac sulle modifiche dei capolinea

Termini Piazza dei Cinquecento – A partire dalle ore 5:30 di lunedì 22 gennaio, prendono il via i lavori di riqualificazione di Piazza dei Cinquecento, un progetto che trasformerà radicalmente l’aspetto della piazza, rendendola più accogliente per romani e turisti. Tuttavia, per fare spazio al cantiere, sono necessari alcuni adeguamenti nei capolinea e nei percorsi delle linee bus. Ecco tutti i dettagli per aiutare cittadini e visitatori a orientarsi durante questo periodo di transizione.

Nuovi Capolinea a Piazza dei Cinquecento e Accessi Metro

Per facilitare il percorso dei passeggeri, sono stati istituiti nuovi capolinea provvisori, identificati con lettere e numeri. Gli accessi della stazione della metropolitana sono stati anch’essi contrassegnati con lettere e numeri per agevolare il collegamento tra superficie e metropolitana.

Modifiche ai Capolinea Bus. Il capolinea attuale su Piazza dei Cinquecento verrà diviso in tre attestamenti provvisori:

1. Un’area adiacente alla grande pensilina della stazione, con corsie dalla A alla E, ospiterà linee come H, 40, 64, 85, 90, 170, NMB1, N8, N46, N66, N70, N92, N98, N716.
2. Un’area alle spalle del cantiere (identificata con la lettera F) ospiterà le linee C2, 66, 92, 310 e 714.
3. Viale Enrico De Nicola (lettera G) sarà il nuovo capolinea per le linee bus 38 e 223.

La linea bus 910 avrà un nuovo capolinea a Piazza Indipendenza. Modifiche ai Percorsi Bus

Alcune linee bus subiranno modifiche nei percorsi per raggiungere i nuovi capolinea provvisori. Ad esempio, la linea 38 devierà in via XX Settembre e largo di Santa Susanna, mentre la linea 82 avrà un nuovo capolinea in via di Monte Sacro. Modifica delle Fermate e Accessi Metro

Alcune fermate saranno disattivate per la viabilità privata nell’area di Termini, e sarà necessario utilizzare percorsi alternativi. Viabilità Privata e Informazioni Utili

Una parte di via Giolitti sarà riservata al trasporto pubblico locale, con obbligo di svolta a sinistra per i veicoli provenienti dal sottopasso Turbigo. Cambiamenti dei sensi di marcia e svolte obbligate saranno implementati in alcune strade limitrofe. Durante tutto il periodo di transizione, il personale sarà presente in Piazza dei Cinquecento per fornire informazioni e assistenza. Per ulteriori dettagli e una mappa completa delle modifiche, è possibile scaricare il materiale informativo dal sito ufficiale.

Questi cambiamenti temporanei mirano a migliorare la vivibilità della zona, garantendo nel contempo la continuità dei servizi di trasporto pubblico. La collaborazione e la comprensione dei cittadini sono fondamentali per la buona riuscita di questo progetto di riqualificazione urbana.

Fonte Atac

Attualità

Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

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Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

La figura dell’imam, tradizionalmente, ha un ruolo fondamentale: guida spirituale, punto di riferimento religioso e promotore di dialogo e di pace nella comunità. Ma cosa accade quando la predicazione si trasforma in spettacolo social, e le invocazioni in contenuti virali su TikTok?

È quanto sembra emergere dal caso del nuovo imam di Bologna, subentrato dopo che lo storico imam Zulfiqar Khan è rimasto bloccato in Pakistan per motivi di sicurezza nazionale. Il nuovo arrivato, giovane e popolare, ha portato con sé un linguaggio decisamente più acceso, una comunicazione più aggressiva e una presenza social sempre più invadente.

Le dichiarazioni dell’imam, come quando critica i musulmani che si scambiano gli auguri di Natale, definendo questo gesto inaccettabile perché “a Natale è nato il figlio di Dio, e dire che Allah abbia un figlio è un insulto”, oppure quando afferma che donne e uomini non dovrebbero parlarsi liberamente, non sono semplicemente controverse: sono l’espressione di una visione chiusa e rigida, profondamente in contrasto con i principi di libertà e convivenza che costituiscono le fondamenta della nostra società democratica

Non è questo l’Islam che conosciamo attraverso tante persone musulmane che vivono e lavorano pacificamente in Italia, che credono in una fede fatta di rispetto, carità, umiltà e fratellanza. Non è questo l’Islam che, anche nelle sue interpretazioni più conservatrici, invita al confronto con il mondo e non alla sua demonizzazione.

Ma è proprio qui il punto dolente: il confine tra religione e ideologia, tra fede e potere, tra guida spirituale e influencer radicale. La religione, qualunque essa sia, non può essere usata per intimidire, per imporre un modello di comportamento che nega libertà individuali, specialmente alle donne.

La preoccupazione sollevata da alcune voci politiche non può essere liquidata come semplice allarmismo: siamo di fronte a una forma di radicalizzazione che si traveste da predicazione, ma che nei fatti mina le basi della convivenza civile. Quando un imam, per di più giovane e popolare sui social, usa il pulpito per attaccare, giudicare e dividere, non sta diffondendo fede: sta alimentando una cultura del sospetto, della chiusura e del controllo.

La cosa più pericolosa è che tutto questo avviene sotto gli occhi di tutti, in video che raggiungono migliaia di visualizzazioni e parlano a un pubblico spesso giovane, in cerca di riferimenti e identità.

Continuare a ignorare questi segnali significa lasciare spazio all’estremismo, legittimarlo con il silenzio e permettere che cresca anche dove si dovrebbe invece coltivare il dialogo.

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