Attualità
Laurea Giulia Cecchettin, il papà Gino: “Atto d’amore, ma non sono felice”
La laurea di Giulia Cecchettin: Papà Gino racconta l’atto d’amore
Gino Cecchettin, il padre di Giulia, ha partecipato alla consegna postuma della laurea di laurea alla figlia oggi a Padova. Durante la cerimonia, ha espresso il suo dolore e la sua mancanza, sottolineando che non riesce a essere felice in un momento così toccante. Ha descritto l’evento come un atto d’amore nei confronti di Giulia, sottolineando quanto lei avesse atteso con ansia di indossare la corona d’alloro. Gino ha condiviso il suo dolore nel non poter vedere sua figlia godere di questo momento tanto atteso.
Il padre di Giulia ha parlato con affetto della figlia, immaginando di averla di fronte a lui e ricordando i suoi sorrisi. Ha sottolineato la straordinarietà di Giulia, riconoscendo il suo contributo alla famiglia e agli altri. Gino ha espresso il desiderio che il nome di Giulia sia onorato, riconoscendo la sua straordinaria essenza e il suo impatto positivo sulle persone che ha incontrato. Ha concluso manifestando tutto il suo amore e la mancanza che Giulia lascia nella loro vita.
Dopo le parole del padre, la sorella di Giulia ha preso la parola, manifestando il suo orgoglio per la grande impresa di laurea compiuta dalla sorella. Ha ammirato la determinazione di Giulia e ha ricordato il suo ruolo nell’unire la famiglia dopo la scomparsa della madre. La sorella ha sottolineato il vuoto lasciato da Giulia, ma anche la forza e il calore che ha portato con sé. Ha rimarcato l’importanza di non dimenticare quanto avrebbe potuto ancora fare nella vita, incentivando così la riflessione sull’empatia e la solidarietà incarnate da Giulia.
Questo evento toccante e le sincere parole di Gino e della sorella di Giulia Cecchettin hanno reso omaggio all’eccezionale persona che Giulia è stata, emozionando e lasciando un segno tangibile nel cuore di coloro che l’hanno conosciuta.
Ultime Notizie Roma
Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas
Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.
L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.
Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
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