Attualità
Neonata muore un’ora dopo il parto a Roma, genitori sotto shock cercano risposte

I genitori di una neonata deceduta hanno sollecitato gli inquirenti a indagare sulle cause della loro perdita. Hanno espressamente chiesto se la vita della loro piccola avrebbe potuto essere salvata. Queste domande inquietanti richiedono risposte, e sarà compito dei pubblici ministeri fornirle.
Un tragico incidente ha colpito il mondo quando una bambina è morta un’ora dopo la nascita il 15 febbraio, all’Ospedale Santo Spirito di Roma. I genitori sconvolti hanno presentato una denuncia alla procura della Capitale. I pubblici ministeri ora hanno il compito di esaminare l’operato dei medici dell’ospedale.
“Cerchiamo solo la verità sulla morte di nostra figlia. Se ci sono stati degli errori causati da superficialità o negligenza, ci aspettiamo che venga fatta giustizia”, hanno dichiarato i genitori. “Ho desiderato questa bimba per tutta la vita, e non ho avuto nemmeno la possibilità di ascoltare il suo pianto. Sono ancora sotto shock, e non riesco a elaborare il mio lutto perché ho mille questioni su cosa sia realmente successo… io e mia figlia stavamo benissimo”, ha detto la madre.
Secondo i genitori, il 13 febbraio alle 15:30 è stato eseguito il primo dei quattro monitoraggi sul neonato e non è stata riscontrata alcuna anomalia. Il giorno successivo le acque si sono rotte e la madre è stata accompagnata in pronto soccorso, successivamente trasferita al reparto di ginecologia. Durante la notte del 14 febbraio, la madre ha iniziato ad avere abbondanti perdite di sangue. Tuttavia, un’infermiera l’ha tranquillizzata. Alle 6:30 del mattino è nata la bambina, ma purtroppo è morta meno di un’ora dopo.
I genitori insistono sugli inquirenti per approfondire le cause della morte, e in particolare, se vi fosse la possibilità di salvare la vita della piccola. Chiedono se l’inevitabilità di questa tragedia poteva essere evitata. Le loro domande cercano risposte, e sarà compito dei PM dare quelle risposte.
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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas
Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.
L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.
Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
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