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Tre Dottori Denunciati per Lasciare un Non Autorizzato a Visitare Pazienti

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Tre Dottori Denunciati per Lasciare un Non Autorizzato a Visitare Pazienti

Denuncia per un finto medico e complici

Un giovane di 22 anni è stato denunciato dai Carabinieri per essersi finto medico, somministrando terapie e iniezioni pur non avendo una laurea in Medicina. La denuncia include anche tre medici che, pur essendo consapevoli della situazione, non hanno impedito al giovane di interagire con i pazienti.

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Smascherato l’impostore

Il presunto medico avrebbe effettuato visite ambulatoriali e domiciliari, somministrato iniezioni e prescritto terapie, tutte attività riservate al personale medico. Grazie all’attento lavoro dei Carabinieri di Capodimonte, l’impostore è stato scoperto e denunciato per esercizio abusivo della professione medica. Il giovane, originario del Comune di Valentano, Viterbo, non aveva nessun titolo accademico nel campo medicale.

Indagini e connivenze

Gli inquirenti hanno individuato la falsa identità del giovane grazie a un’accurata indagine. Ma le scoperte non si sono fermate qui. È stato scoperto che tre medici della stessa Asl di Valentano, consapevoli che il ragazzo non fosse un professionista né uno studente di Medicina, lo hanno comunque lasciato interagire con i pazienti. Tutti e tre sono stati denunciati per concorso nel reato.

Lavorava presso la Asl di Valentano

Le indagini sono state avviate grazie alle segnalazioni di alcuni cittadini. Dopo una serie di verifiche e la scoperta di alcune anomalie, i Carabinieri sono riusciti a risalire al 22enne, che fingeva di essere un medico in servizio presso la guardia medica della Asl di Valentano, pur non avendo mai conseguito una laurea in Medicina.

All’oscuro del pericolo

Nel periodo compreso tra gennaio 2023 e febbraio 2024, il 22enne avrebbe svolto visite mediche ambulatoriali e domiciliari, somministrato iniezioni e prescritto terapie. I pazienti, inconsapevoli della situazione, lo consideravano un medico di fiducia, chiedendogli consigli e rivolgendosi a lui in caso di malattie, ignorando che non avesse alcuna qualifica per esercitare la professione medica.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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