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Dossier su Emanuela Orlandi : deve sparire, non distruggere il Vaticano

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Dossier su Emanuela Orlandi : deve sparire, non distruggere il Vaticano

Rivelazioni Shock nelle Chat del 2014

“Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso”. E, ancora: “Le cose su Emanuela Orlandi devono sparire”. Questa una parte del contenuto delle chat del 2014, consegnate in Procura a Roma e in Vaticano e, da ieri, anche alla Commissione d’inchiesta da Pietro Orlandi.

Contenuto delle Chat del 2014

“Quella roba della Orlandi deve sparire e tu devi farti gli affari tuoi”. E, ancora: “Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso”. Sono solo alcuni degli stralci delle conversazioni fra Francesca Immacolata Chaouqui e il cardinale Vallejo Balda, all’epoca membri e segretario della prefettura degli affari economici del Vaticano Cosea.

Dettagli delle Conversazioni

Sono loro i messaggi nelle famose chat del 2014 consegnati dalla famiglia Orlandi alla Procura di Roma e, da ieri, anche alla commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi.

Riferimento a Mirella Gregori

Nel contenuto viene fatto riferimento ad altre persone, fra cui Giani, l’ex capo della gendarmeria vaticana, e anche al fascicolo su Emanuela custodito in Vaticano che l’avvocata sostiene di aver visto.

Risposte e ulteriori dettagli

“A settembre dobbiamo far sparire quella cosa della Orlandi e pagare i tombaroli – scrive Francesca Immacolata Chaouqui in uno dei messaggi di 10 anni fa – Di questo devi parlare al papa…Ora che torniamo si lavora all’archivio. E basta giornali e follie varie.

Il post di Chaouqui: “Inutile coinvolgermi. Se c’è una verità non la conosco”

Il commento di Francesca Immacolata Chaouqui non ha tardato ad arrivare dopo la consegna delle chat alla commissione bicamerale d’inchiesta da parte di Pietro Orlandi.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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