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Scandalo al Cem: La Testimonianza di una Mamma Sconvolge

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Scandalo al Cem: La Testimonianza di una Mamma Sconvolge

Una Mamma Denuncia: “Chi ha Sbagliato Deve Pagare, ma il Cem Non Deve Chiudere”

“Abbiamo sempre avuto fiducia nella struttura, eravamo sempre presenti, ma ora il mondo ci è crollato addosso,” dichiara Maria Cidoni, la mamma di Barbara, una degli ospiti del Cem. Non desideriamo la chiusura del centro, però chi ha fatto degli errori deve pagare.

Le Lacrime di una Mamma

Maria Cidoni non riesce a trattenere le lacrime. Sua figlia Barbara è una degli ospiti disabili del centro della Croce Rossa, dove il 16 luglio 2024 sono stati arrestati dieci operatori. “Non ce lo saremmo mai aspettati. Ignoravamo completamente le situazioni interne. Non avremmo mai pensato che qualcosa di così grave potesse succedere,” confida Maria ai microfoni di Fanpage.it. “Noi familiari eravamo sempre presenti, non possiamo essere accusati di nulla. Ci è crollato il mondo addosso.”

Una Presenza Costante e Necessaria

“Noi genitori eravamo sempre lì. La nostra presenza era costante,” continua Maria, impegnata da tempo nella difesa dei diritti degli ospiti del Cem. “C’erano degli orari da rispettare per la chiusura dei reparti, ma avevamo chiesto un accesso meno limitato,” aggiunge.

Torture e Minacce ai Pazienti Disabili del Cem

“Vogliamo la serenità per i ragazzi,” afferma Maria a nome degli altri genitori. “Abbiamo sempre avuto fiducia nella struttura, e quanto accaduto è inaccettabile. Trattate male noi genitori, ma non loro,” continua. “Non vogliamo che chiuda questa struttura. Chiediamo che i nostri cari possano vivere in pace e che i loro diritti siano rispettati. Continueremo a collaborare. Ma ieri ci è crollato il mondo addosso.”

Violenze e Maltrattamenti sui Pazienti del Cem

Gli operatori arrestati sono accusati di aver inflitto ripetute violenze su due pazienti con gravi disabilità psico-fisiche. Cinque di loro sono gravemente indiziati di tortura, gli altri cinque di maltrattamenti. Un operatore è accusato anche di violenza sessuale per aver palpeggiato un paziente.

Cosa Accadeva Dentro il Cem

“Ti metto la penna in gola, tu stasera vuoi morire… ti scannerò tutta la notte,” queste le minacce di un operatore a un paziente. Violenza e minacce contro coloro che invece avrebbero dovuto proteggere e curare. Mentre alcuni operatori aguzzini infliggevano violenze, altri non intervenivano.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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