Attualità
Bambina chiama i carabinieri e fa arrestare il padre: “Correte, sta picchiando la mamma”

L’uomo, un 40enne già denunciato in passato per maltrattamenti, è stato arrestato e portato in carcere. La moglie e la figlia stanno bene, anche se sotto shock.
Un uomo di 40 anni è stato arrestato dai carabinieri di Latina con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. A denunciarlo e far sì che fosse arrestato è stata la figlia, una bambina che non ha esitato a prendere il cellulare e chiedere aiuto per difendere la madre. Il 40enne, che già nel 2019 era stato denunciato dalla donna, si trova ora in carcere. Data la gravità della situazione, il giudice ha convalidato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere.
L’episodio di violenza, l’ennesimo nei confronti della donna, è avvenuto la sera del 31 ottobre. I carabinieri hanno ricevuto la chiamata di una bambina, che li pregava di venire subito perché il padre stava picchiando la madre. Ha poi condiviso immediatamente la posizione esatta della sua abitazione con i militari, che sono così riusciti a trovarla in pochissimo tempo.
Quando i carabinieri sono arrivati sul posto, hanno trovato il 40enne in casa, con la compagna e la bambina visibilmente sotto shock per il comportamento aggressivo e violento dell’uomo, che non aveva mai perso occasione per scagliarsi contro di loro. In quell’occasione, l’aggressione verbale era stata particolarmente violenta, con offesa e minacce. Lui è stato arrestato in flagranza di reato e portato in carcere, con il giudice che ha convalidato l’arresto. Durante l’interrogatorio del giudice, si è avvalso della facoltà…
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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