Attualità
Quella della giunta Rocca nel Lazio è una crisi irreversibile: cosa può accadere adesso

Confronto serrato nel centrodestra nel Lazio, Forza Italia chiede più potere nella giunta Rocca: cosa può succedere adesso e perché il ritorno al voto non è più un tabù.
Il ritorno alle urne nel Lazio non è più un tabù. Ne ha parlato esplicitamente il segretario regionale di Fratelli d’Italia, Paolo Trancassini, che ieri ha detto all’Agenzia Nova: se non si risolve la crisi politica all’interno della giunta Rocca, “si va al voto”. Un’affermazione che non ha certamente fatto piacere ai consiglieri di Forza Italia, che hanno risposto a stretto giro: “Se si tratta di una minaccia, non la temiamo”.
I forzisti ieri hanno partecipato alla seduta del consiglio regionale “con senso di responsabilità”. Allo stesso tempo, tuttavia, continuano a chiedere più potere in giunta: “Forza Italia da tempo chiede che le venga riconosciuto il suo peso politico e che tutte le forze di maggioranza possano legittimamente rappresentare la Regione Lazio, per una questione di dignità e di decoro istituzionale. Non badiamo alle dichiarazioni non utili al dialogo nella maggioranza e anzi riteniamo che sbagli chi parla di crisi, il nostro è un dialogo fatto soprattutto per affermare il buon governo. Se di questo non si terrà conto, faremo le nostre valutazioni”.
La trattativa è in corso da ormai cinque mesi ed è tuttora in fase di stallo: sul piatto c’è la richiesta di Forza Italia, che ambisce a un peso maggiore all’interno della giunta regionale, forte dei suoi sette consiglieri (erano tre soltanto un anno fa): Marco Colarossi,…
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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