Attualità
Achille Lauro e McDonald’s: la pubblicità fa discutere, ma il vero problema resta la disuguaglianza. Video

Ha suscitato reazioni contrastanti la recente pubblicità di McDonald’s con protagonista Achille Lauro. L’artista romano, noto per la sua immagine provocatoria e il suo stile trasgressivo, è diventato il volto di una delle catene di fast food più iconiche e discusse al mondo. Una collaborazione che ha scatenato polemiche, soprattutto in un momento in cui si parla con crescente urgenza di precarietà lavorativa, salari insufficienti e disuguaglianza economica.
Ma al di là del giudizio su Achille Lauro, accusato di incoerenza ed opportunismo, la questione più profonda riguarda il contesto in cui questa collaborazione si inserisce: un mercato del lavoro in cui troppi lavoratori non hanno alternative a lavori sottopagati, e un sistema che consente alle grandi aziende di massimizzare i profitti senza redistribuire adeguatamente la ricchezza.
Achille Lauro ha scelto liberamente di prestare la propria immagine a McDonald’s, così come il pubblico ha la libertà di ascoltarlo o meno, di apprezzarlo o criticarlo. Diversa è la posizione di chi lavora in uno dei tanti ristoranti della catena: spesso giovani, studenti o persone in cerca di un’occupazione stabile, che accettano turni flessibili e stipendi minimi non per scelta, ma per mancanza di alternativa.
Mentre alcuni possono “monetizzare” la propria immagine, altri sono costretti a vendere il proprio tempo e le proprie energie a condizioni che non garantiscono una vita dignitosa. E non si tratta solo di McDonald’s: il problema è del sistema in cui noi tutti viviamo.
Di fronte a questa realtà, non basta puntare il dito contro chi ne trae profitto, basta interrogarsi su come sia possibile che il lavoro non garantisca più sicurezza né dignità.
Il successo personale non è un problema: che si tratti di un artista, di un imprenditore o di un influencer, ciò che conta è il contesto in cui quel successo avviene e soprattutto come viene redistribuita la ricchezza prodotta.
Questo per dire che bisognerebbe pretendere politiche di redistribuzione: salari minimi adeguati, lotta al lavoro precario, tassazione più equa, investimenti in welfare e istruzione; perché bisognerebbe garantire che il benessere non resti privilegio di pochi.
Il vero problema non è se Achille Lauro “meriti” di guadagnare milioni, ma è che troppi lavoratori, anche quando fanno tutto quello che viene loro chiesto, non riescono ad arrivare a fine mese. E questo, in una società democratica, non dovrebbe essere accettabile.
Ultime Notizie Roma
Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas
Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.
L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.
Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
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