Attualità
Apple ancora aggrappata a quella vite dal primo iPod: 24 anni dopo, resta essenziale per la strategia globale dell’azienda

AppleMysteries Scopri come una semplice vite ha rivoluzionato il mondo di Apple, bloccando hacker e riparatori indipendenti in un segreto tecnologico durato anni!
Le viti pentalobular, o pentalobes, sono rimaste un mistero fin dal loro debutto nel 2001 con l’iPod, e ancora oggi le troviamo su iPhone, iPad, Mac e persino su dispositivi di altri marchi. Immagina: un piccolo componente che ha reso impossibile per chiunque, al di fuori di Apple e dei suoi fornitori, aprire e modificare i gadget più iconici del mondo. Gli esperti hanno dovuto ricorrere all’ingegneria inversa per fronteggiare questa barriera, rendendola un pilastro della strategia di riparazione dell’azienda, che protegge i suoi dispositivi da interventi non autorizzati.
Una vite che è molto più di una semplice vite
Il 23 ottobre 2001, Steve Jobs ha presentato al mondo il primo iPod, tirandolo fuori dalla tasca per fare l'”analogia di poter portare sempre con sé 1.000 canzoni”. Quel momento ha cambiato l’industria musicale, ma nascondeva un dettaglio intrigante: all’interno, una decina di viti pentalobulari fissavano il disco rigido da 1,8 pollici, prodotto da Toshiba. Queste viti, con la loro forma a stella composta da cinque lobi – diversa dalle comuni Torx a sei –, richiedevano cacciaviti speciali, non disponibili per il pubblico. Apple le ha adottate rapidamente, estendendole a iPhone e MacBook Pro dal 2009, proprio per scoraggiare riparazioni fai-da-te. Eppure, produttori come Huawei e Meizu le hanno imitate, alimentando un’evoluzione che oggi rende questi strumenti accessibili ovunque, grazie a leggi come quelle sull'”diritto alla riparazione” in Europa.
Viti che segnano la geopolitica di Apple
Ma c’è di più: queste viti non influenzano solo le riparazioni, bensì le strategie globali di produzione. Apple, con i suoi iPhone assemblati da pezzi di oltre 40 paesi, si affida a partner come Foxconn per avvitare a mano circa 74 viti per dispositivo – un processo manuale che rende la produzione in Asia più conveniente rispetto agli Stati Uniti. Secondo il Financial Times, assumere lavoratori per questi compiti ripetitivi è più redditizio che automatizzare con robot, un fattore cruciale nelle tensioni geopolitiche, come la guerra dei dazi di Trump. Così, mentre Apple valuta spostamenti in India, queste minuscole viti continuano a dettare mosse da miliardi, mescolando tecnologia e politica in un intreccio irresistibile.
Attualità
Rebibbia, Scuola Abbandonata: Il Pnrr Doveva Ridarle Vita, Ma Niente Si Muove

#ScuolaAbbandonata: Mistero al Plesso Palenco di Rebibbia. Fondi Pnrr e proteste infiammano la scena. Cosa sta succedendo?
In una cornice di mistero e polemica, il plesso Palenco di Rebibbia torna sotto i riflettori. La scuola, abbandonata ormai da anni, era destinata a una ristrutturazione grazie ai fondi del Pnrr, ma l’intricato gioco tra amministrazione e movimenti di protesta complica la situazione. Chi è davvero responsabile?
Dal Municipio si levano critiche nei confronti dell’occupazione, attribuendo i disagi a un atto non autorizzato. Tuttavia, il Comune di Roma smentisce questa versione, attribuendo i ritardi e le difficoltà ai “problemi legati alle tempistiche”. Un rimpallo di responsabilità che lascia la comunità in attesa di chiarimenti.
I Movimenti per il diritto all’abitare non restano in silenzio e rispondono con fermezza: “Non ci stiamo a fare il capro espiatorio per le mancanze amministrative di altri.” Questa replica sottolinea le tensioni crescenti e mette in luce il malcontento di coloro che si trovano in prima linea.
Mentre il dibattito si intensifica, il destino del plesso Palenco rimane incerto. La comunità spera in una soluzione rapida per evitare che una risorsa educativa preziosa resti in stato di abbandono.
Attualità
Telemarketing. Dal 19 agosto cambiano le regole per le chiamate da numeri stranieri

Che cosa è il CLI (Calling Line Identification) usato dai call center
Telemarketing cosa cambia
“Si tratta di un primo passo per combattere l’odioso fenomeno del telemarketing aggressivo, ma che non porrà fine alle chiamate commerciali indesiderate – avvisa Melluso – Occorrerà attendere novembre, quando scatterà il blocco anche per le finte numerazioni di rete mobile, per capire se la misura determinerà reali benefici per gli utenti. Per adesso l’unica strada per combattere realmente il teleselling selvaggio risiede nell’applicazione concreta dell’art. 66 quinques del Codice del consumo, che rende nulli i contratti non richiesti dai consumatori: una tutela sostanziale a valle che va applicata con rapidità ed efficienza”.
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