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eCommerce con Brutal Agency: nessuna improvvisazione

“Il digitale è impresa, non improvvisazione. Senza basi solide, l’eCommerce diventa solo una voce di costo.”, queste le parole di Manuel e Sebastiano Cazzoli di Brutal Agency.
Rubano (PD), 14 Luglio 2025 – Negli ultimi dieci anni, l’evoluzione del commercio digitale ha rappresentato una trasformazione radicale per molte imprese italiane, offrendo nuove opportunità di accesso ai mercati e di relazione diretta con il consumatore. Solo nel 2024, secondo dati Netcomm, l’eCommerce in Italia ha superato i 64 miliardi di euro di fatturato, con una crescita del +13% rispetto all’anno precedente. Eppure, in questo contesto di espansione, l’apertura di uno shop online continua troppo spesso a essere affrontata in modo superficiale, priva di un’adeguata strategia di mercato e senza la consapevolezza delle reali complessità operative del canale.
L’equivoco è evidente. Si tende a considerare il negozio online come un’estensione automatica del punto vendita fisico, un canale “complementare” che può essere avviato rapidamente, magari appoggiandosi a un freelance o a una piattaforma low cost. Ma l’esperienza concreta – confermata da decine di casi aziendali analizzati – dimostra che questa visione è non solo limitante, ma potenzialmente disastrosa.
A confermare questo quadro è anche l’esperienza di Brutal Agency, realtà con sede a Rubano (Padova), fondata dai fratelli Manuel e Sebastiano Cazzoli, oggi partner strategico di numerose imprese italiane e internazionali. L’agenzia ha affiancato PMI e aziende strutturate in percorsi di riposizionamento digitale ed efficientamento delle vendite online, gestendo oltre 1.200.000 € di budget pubblicitario su canali eCommerce nell’ultimo anno, con un focus costante sulla marginalità e sostenibilità dei progetti, più che sul semplice volume di vendite.
“Oggi chi apre un eCommerce senza un modello sostenibile si espone a rischi enormi: non è la tecnologia a mancare, ma la cultura d’impresa applicata al digitale.” – spiegano i fondatori – “Solo nel 2024, più del 60% dei progetti che abbiamo intercettato era partito senza una vera analisi di costi, margini e obiettivi di acquisizione. In questi casi, il fallimento non è un’eventualità, ma una conseguenza logica.”
Il falso mito dell’eCommerce facile
Avviare un eCommerce non significa semplicemente “mettere online i prodotti” e attendere che questi inizino a produrre vendite. Richiede, al contrario, una ridefinizione dell’assetto aziendale, con la creazione di un’organizzazione parallela e autonoma rispetto alla struttura tradizionale. È un canale commerciale, non un progetto accessorio.
Tuttavia, ancora oggi, molte PMI italiane affrontano l’online come se fosse un’iniziativa collaterale, spesso affidata a un’agenzia generalista o a un singolo professionista “multitasking”. Il mantra ricorrente – “facciamolo anche noi” – continua a circolare nei board decisionali, alimentando un’idea errata di semplicità e immediatezza.
Purtroppo, però, l’eCommerce non è una scorciatoia. È invece un sistema complesso che richiede studio del mercato, definizione di un posizionamento distintivo, un piano economico dettagliato, risorse dedicate, logistica efficiente e una strategia di comunicazione integrata. Non si può delegare tutto a una figura “tuttofare”, né improvvisare un approccio commerciale coerente.
Gli errori più comuni: dalle illusioni alla disillusione
Uno degli errori più diffusi è quello di considerare l’eCommerce una semplice trasposizione digitale del punto vendita fisico. Nella realtà dei fatti, il comportamento dei clienti online è radicalmente diverso, e con esso cambiano le metriche da analizzare, i funnel di vendita, le leve promozionali, i sistemi di pagamento e i meccanismi di fidelizzazione.
Senza una reale consapevolezza di queste dinamiche, l’eCommerce diventa una macchina costosa e spesso improduttiva. E il problema non risiede nella tecnologia, che oggi offre strumenti accessibili e performanti, ma nell’assenza di una visione strutturata.
Secondo Brutal Agency, circa 7 progetti su 10 analizzati nell’ultimo anno presentano gravi carenze strategiche. Siti ben realizzati graficamente, ma privi di logiche di conversione, campagne advertising gestite senza tracciamento dei KPI, assenza di controllo sui costi di acquisizione cliente (CAC), margini completamente assorbiti da scontistiche non sostenibili e mancanza di presidio sulla customer retention.
Uno degli indicatori più trascurati è proprio la marginalità. Un progetto può generare vendite, anche importanti, ma risultare in perdita netta se non sono stati previsti i costi accessori (logistica, resi, commissioni piattaforme, assistenza, magazzino). La mancanza di un sistema di previsione e controllo rende l’intero investimento inefficace.
E quando, dopo mesi di lavoro, ci si accorge che i risultati economici non arrivano, l’unica conclusione possibile è: “l’online non funziona”. In realtà, l’online non funziona così. E questo è un punto chiave su cui Brutal Agency insiste con determinazione: senza metodo, senza analisi e senza una governance puntuale, l’eCommerce rischia di essere una voce di spesa strutturale, non un’opportunità di crescita.
Un caso reale: quando vendere molto non significa guadagnare
Un’azienda italiana del settore tessile, con una solida presenza nell’ingrosso, ha deciso di avviare il proprio eCommerce per vendere direttamente al consumatore finale. Il primo anno ha generato un fatturato a cinque zeri, con campagne ben curate e una comunicazione efficace. Eppure, l’analisi dei margini ha restituito un risultato negativo.
Il problema? Non erano stati considerati una serie di costi fondamentali: logistica, resi, assistenza clienti, gestione dei pagamenti, manutenzione tecnica, promozione continua. In mancanza di un modello previsionale completo, anche un’apparente crescita commerciale si è tradotta in una perdita. Solo grazie a un intervento strategico, con la ridefinizione degli obiettivi, l’ottimizzazione dei flussi operativi e l’integrazione di strumenti di analisi dati, il progetto è riuscito a generare profitti nel secondo anno. Ma il costo di questo “anno zero” è stato significativo, in termini economici e organizzativi.
Il B2B non è immune
Nel B2C si può misurare facilmente il ritorno sull’investimento: visite, carrelli, conversioni, abbandoni. Nel B2B, invece, il pericolo è più subdolo, si può avere la sensazione di essere presenti online, senza rendersi conto che non si stanno generando opportunità concrete.
Molte aziende B2B investono in presenza digitale e brand awareness senza sapere se stanno raggiungendo il target giusto. I contatti arrivano, ma sono poco qualificati. I commerciali non sono allineati con il marketing. Il sito diventa una vetrina ferma, priva di reale efficacia commerciale.
Anche in questo contesto, la mancanza di una strategia strutturata porta all’insoddisfazione e alla disillusione. L’impressione di “aver provato” viene scambiata per una prova di maturità digitale, ma in realtà certifica solo l’assenza di un metodo.
L’approccio Brutal Agency: dati, struttura, metodo
È proprio su questi presupposti che si basa il lavoro di Brutal Agency, fondata da Manuel e Sebastiano Cazzoli, con sede a Rubano, in provincia di Padova. L’agenzia ha scelto di adottare un approccio dichiaratamente brutale – nel senso più professionale e trasparente del termine.
“Non vendiamo sogni, ma sistemi.” – spiegano i fondatori – “Ogni progetto parte da un’analisi oggettiva: margini, costi di acquisizione, capacità produttiva, scenario competitivo. Il nostro compito non è dire sempre sì, ma mettere le aziende nelle condizioni di decidere con consapevolezza.”
Brutal Agency lavora con imprese che non vogliono semplicemente “provare”, ma desiderano costruire un asset digitale profittevole e sostenibile. La metodologia si basa su quattro pilastri:
- Analisi: comprensione dettagliata del contesto, del mercato e dei comportamenti del target.
- Strategia: definizione di obiettivi SMART, strutturazione del funnel di vendita, gestione delle risorse.
- Operatività: coordinamento di team interni ed esterni con competenze verticali.
- Controllo: monitoraggio costante, lettura dei dati, ottimizzazione continua.
Cosa evitare, cosa fare
Brutal Agency individua con chiarezza gli errori da evitare:
- Affidarsi al caso o a figure non specializzate.
- Trattare il sito come una vetrina estetica, priva di funzione commerciale.
- Copiare modelli di business altrui senza adattamento.
- Iniziare senza una pianificazione dettagliata di KPI e margini.
- Illudersi che l’advertising da solo possa generare risultati.
Allo stesso tempo, indica le azioni chiave per un progetto di successo:
- Studiare il proprio pubblico con strumenti avanzati.
- Analizzare il mercato e i competitor, non solo per emulazione ma per differenziazione.
- Costruire una visione di medio-lungo termine.
- Investire in tecnologie di supporto alla vendita e al post-vendita.
- Lavorare in modo integrato tra marketing, vendite e operations.
Per valutare se ha senso – o meno – avviare un eCommerce, Brutal Agency propone sempre una prima call strategica di analisi. Un momento preliminare ma cruciale, pensato non per “vendere un servizio”, ma per comprendere il reale potenziale del progetto e offrire un orientamento chiaro.
“In alcuni casi, la nostra analisi porta a decidere di non procedere. Ed è un risultato positivo, perché evita sprechi. In altri, ci permette di costruire basi solide. Ma in entrambi i casi, l’obiettivo è sempre uno, quello di generare valore.”, queste le parole di Manuel e Sebastiano Cazzoli.
Nel 2025, aprire un eCommerce non è più una scelta innovativa, ma una decisione strutturale, e come tutte le decisioni strategiche, richiede metodo, numeri e consapevolezza. Le scorciatoie non esistono, solo chi è disposto a studiare, pianificare e costruire, può trasformare il digitale in un reale motore di crescita.
Per ulteriori approfondimenti: https://brutalagency.com/contatti/
Attualità
Rubano auto senza toccare la chiave: la nuova truffa tecnologica che fa paura

Una tecnica da film d’azione, ma purtroppo ben reale: tre uomini sono stati arrestati dalla polizia al Fleming dopo una serie di furti lampo di automobili di lusso con sistema keyless: il trio utilizzava un dispositivo sofisticato in grado di “copiare” il segnale delle chiavi, permettendo loro di avviare le auto senza forzare porte o accensioni. Bastavano appena 30 secondi per mettersi alla guida del veicolo e fuggire indisturbati.
A tradirli, la targa di un’auto presa a noleggio. Gli agenti del XV distretto Ponte Milvio hanno seguito il mezzo sospetto per oltre mezz’ora, fino a quando i ladri si sono diretti verso via Colli della Farnesina. Qui, due di loro hanno iniziato a ispezionare i veicoli parcheggiati, pronti a colpire di nuovo.
Ma la fuga è finita in un vicolo cieco: braccati, i tre sono stati fermati e arrestati. All’interno dell’auto rubata è stato ritrovato il kit tecnologico per la clonazione delle chiavi. L’auto è stata restituita alla legittima proprietaria, mentre i tre dovranno ora rispondere di furto aggravato in concorso.
Un colpo “pulito”, ma non abbastanza da sfuggire all’occhio attento della polizia.
Roma e dintorni
Ama, nel primo semestre 2025 +3% rifiuti gestiti, -25% segnalazioni, +11% mezzi disponibili

(Adnkronos) – Dati più che positivi quelli presentati da Ama, l’azienda municipalizzata che nella Capitale si occupa di rifiuti, relativi al primo semestre 2025 rispetto a soli 12 mesi prima. Meno segnalazioni dei cittadini, più mezzi disponibili, più rifiuti gestiti e raccolta differenziata in costante crescita: da gennaio a giugno 2025, i principali indicatori di performance rilevano un tangibile miglioramento dei servizi di Ama sul territorio. Questi dati, elaborati dalle strutture tecniche aziendali grazie al sistema Ucronia (acronimo di Utility Circular Economy Real-Time Operation Navigation Integration Assets), saranno da oggi mensilmente disponibili su un bollettino periodico che “racconterà” l’azienda ai romani attraverso i suoi canali.
Nello specifico il primo semestre di quest’anno rispetto al primo semestre del 2024 ha visto un calo del 24,7% rispetto al 2024 delle richieste di intervento da parte dei cittadini per rifiuti abbandonati su strada, cassonetti pieni o strade sporche, che sono passate da 125.389 a 94.472. Nello stesso arco temporale si è registrato un +10,8% di disponibilità dei mezzi operativi (compattatori, spazzatrici, lavastrade, mezzi a vasca a disposizione passano dal 72,9% all’80,8). Anche sul fronte della raccolta dei rifiuti il trend è positivo: in questi sei mesi Ama ha gestito il 2,77% di rifiuti in più (da oltre 833mila tonnellate a 856mila) e la differenziata è salita al 49,3%. Un punto in più rispetto al 48,3% del 2024.
“Questi dati forniscono la fotografia di un’azienda in crescita e concentrata sui propri obiettivi – ha sottolineato il Presidente di Ama Bruno Manzi – Traguardi sempre più concreti che vogliamo condividere con i romani, ed è per questo che da adesso informeremo ancora di più l’utenza con slot mensili in cui racconteremo il nostro lavoro. Ama vuole essere sempre più trasparente e misurabile da tutti, perché il percorso che mira a fare di Roma un modello di ecosostenibilità ed economia circolare deve coinvolgere tutti”.
Per il direttore generale di Ama Alessandro Filippi, i dati sono “puntuali e verificati, rilevati attraverso l’applicazione delle nuove tecnologie combinate alle procedure operative tutto viene letto e rappresentato digitalmente dalla centrale operativa Ucronia, un sistema di monitoraggio di tutti i processi aziendali che Ama, tra i primi operatori del settore, utilizza nella gestione dei rifiuti e dell’igiene urbana”.
“I dati presentati da Ama – afferma invece il sindaco di Roma Roberto Gualtieri – confermano la bontà del percorso che abbiamo intrapreso per rendere Roma più pulita ed efficiente nella gestione dei rifiuti. Nei primi sei mesi del 2025 abbiamo registrato, rispetto al 2024, un netto miglioramento in settori cruciali: +11% di mezzi operativi disponibili, +2,7% di rifiuti gestiti e una raccolta differenziata in media intorno al 50%, con punte ancora più alte in alcuni mesi dell’anno. Le segnalazioni dei cittadini per strade sporche o cassonetti pieni sono diminuite del 24,7%, un segnale chiaro che investimenti, trasparenza e impegno stanno dando risultati concreti. Ma non possiamo dirci ancora pienamente soddisfatti – prosegue il sindaco – perché Roma merita un servizio all’altezza di una grande capitale europea. Questo sarà possibile con la nuova rete di impianti che stiamo realizzando, che ci farà chiudere finalmente il ciclo dei rifiuti in casa nostra, trasformando un problema in una risorsa per la città”.
Secondo Sabrina Alfonsi, assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale, “abbiamo lavorato molto insieme al management di Ama per migliorare l’efficienza dell’azienda e i risultati si vedono. Nei primi sei mesi del 2025 abbiamo registrato dati positivi in diversi settori: +2,7% di rifiuti gestiti, una raccolta differenziata costante intorno al 50%, con punte superiori in alcuni periodi, e un calo di quasi il 25% delle segnalazioni per strade sporche o cassonetti pieni. Un esempio importante arriva anche dal potenziamento della flotta: dal 2023 a oggi la disponibilità media dei mezzi operativi è passata da circa il 50% a oltre l’80%, superando stabilmente i 2.000, grazie al piano di rinnovo avviato per il Giubileo. Questo percorso di efficientamento e di trasparenza, anche attraverso strumenti come la centrale operativa Ucronia per il monitoraggio dei servizi in tempo reale, insieme agli ingenti investimenti sui nuovi impianti di economia circolare, ci permetterà di chiudere davvero il ciclo dei rifiuti e garantire a Roma un sistema moderno e duraturo”.
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