Cronaca
TRAGEDIA POLLINO Anche due fidanzati romani tra le vittime: il cordoglio delle istituzioni

TRAGEDIA POLLINO Anche due fidanzati romani tra le vittime: il cordoglio delle istituzioni.
TRAGEDIA POLLINO Anche due fidanzati romani tra le vittime. Erano partiti in camper per staccare un pò dal tran tran cittadino. Da Torpignattara sono arrivati in Calabria, dove si è conclusa la loro vacanza. E purtroppo anche la loro vita. I due hanno condiviso la sorte di altre otto persone, anch’esse travolte dal torrente in piena. Si chiamavano Carlo Maurici, tatuatore, e Valentina Venditti, fotografa, e convivevano in un appartamento di via Pietro Rovetti.
La coppia non faceva parte di alcun gruppo organizzato e aveva acquistato i biglietti per l’escursione a Civita di Castrovillari. Il loro obiettivo era una semplice gita in canyoning lungo le gole di Raganello, il torrente che ha dato loro la morte travolgendoli. Nulla da fare per i due, ritrovati dai soccorritori poco distanti l’uno dall’altro, con ancora indosso il caschetto. Un primo riconoscimento è stato possibile grazie a uno dei due i tatuaggi che aveva Carlo Maurici.
Trasferiti in due diversi ospedali calabresi, le loro salme sono state riconosciute dalla sorella di Valentina. Vicinanza ai familiari della coppia la Sindaca di Roma Virginia Raggi: “Esprimo profondo cordoglio per la morte degli escursionisti travolti dalla piena del torrente Raganello, in Calabria. Due giovani venivano da Roma. La città è vicina alle famiglie colpite da questa tragedia“. “Vicinanza e cordoglio alle famiglie delle vittime e a chi è rimasto coinvolto nei drammatici fatti del Pollino in cui sono deceduti anche due giovani romani: Carlo Maurici e Valentina Venditti. – ha fatto eco il Governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti – Un sincero ringraziamento va anche ai soccorritori per l’encomiabile lavoro che stanno svolgendo“.
Cronaca
Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato, presso il porto di Civitavecchia, un carico di
cocaina occultato all’interno di un container refrigerato in arrivo dall’Ecuador.
Nel corso dei normali controlli svolti nell’area portuale, le “fiamme gialle” del Gruppo di Civitavecchia hanno notato un gruppo di persone a piedi che si aggiravano nei pressi della banchina. Dopo l’intimazione dell’alt, il gruppo si è dato alla fuga e, poco distante, i militari hanno rinvenuto tre borsoni contenenti 45 panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 50 chilogrammi. Secondo le stime, il carico avrebbe potuto fruttare sulle piazze di spaccio ricavi per circa 5 milioni di euro.
Il procedimento penale è attualmente in fase di indagini preliminari e, in attesa di giudizio definitivo, si applica la presunzione di non colpevolezza. L’operazione si inserisce nel più ampio quadro delle attività di contrasto alla criminalità organizzata e al narcotraffico internazionale condotte dalla Guardia di Finanza all’interno degli spazi portuali, quale presidio permanente a tutela della sicurezza economica e della salute pubblica.
Cronaca
Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

Un ordigno artigianale è stato piazzato lo scorso 15 luglio sotto casa di Elvis Demce, boss albanese legato alla criminalità romana. L’intervento degli artificieri ha evitato l’esplosione, ma il messaggio è chiaro: un avvertimento pesante diretto a uno dei personaggi più discussi del sottobosco criminale capitolino.
Il giorno prima dell’attentato, un’inchiesta dei carabinieri aveva portato all’arresto di 14 persone, ricostruendo anche il ruolo di Demce in un sequestro organizzato tramite un gruppo di sudamericani. Gli stessi che, poco dopo, sarebbero stati coinvolti nella gambizzazione di Giancarlo Tei, ex alleato di Demce oggi latitante.
Le ipotesi investigative parlano di una possibile faida interna tra i reduci della “batteria di Ponte Milvio”, legata al defunto Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Tanti anche i nemici esterni: da Giuseppe Molisso del clan Senese a Ermal Arapaj.
Demce, condannato in via definitiva a 15 anni, è detenuto ad Ascoli, dove è in cura per problemi psichiatrici certificati da 17 perizie. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole capire: è un nuovo capitolo della guerra criminale o qualcuno teme che il boss voglia collaborare?
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