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Stretta UE: Cosa cambierà per i condizionatori e le pompe di calore

Stretta UE: Cosa cambierà per i condizionatori e le pompe di calore

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Condizionatori, la stretta UE: messa al bando totale degli f-gas entro il 2050

Il bando totale dei f-gas entro il 2050: cosa cambierà per i condizionatori e le pompe di calore in Europa

Il Parlamento europeo ha recentemente approvato un regolamento che imporrà il divieto totale dell’utilizzo dei cosiddetti f-gas a partire dal 2050. Questa decisione comporterà una significativa riduzione dell’utilizzo dei fluorurati tra il 2024 e il 2049 e coinvolgerà apparecchi come i condizionatori e le pompe di calore.

I cosiddetti F-gas, gas sintetici utilizzati in numerosi apparecchi, sono caratterizzati da un alto livello di emissioni in caso di dispersione nell’ambiente. Per questo motivo, l’Unione europea ha avviato un percorso per la progressiva eliminazione di tali gas a favore dei gas naturali.

Il regolamento prevede scadenze differenziate per ogni tipologia di apparecchio. Ad esempio, per i condizionatori domestici è previsto l’utilizzo di gas sintetici con un Gwp massimo di 150 a partire dal 2029 e l’uso esclusivo di gas naturali dal 2035 in poi.

Tuttavia, l’introduzione di queste nuove disposizioni potrebbe comportare costi aggiuntivi per la manutenzione degli apparecchi esistenti, dato che è prevista una progressiva riduzione delle tonnellate di CO2 equivalente che possono essere immesse sul mercato attraverso questi gas.

Nonostante si punti al passaggio al gas naturale, attualmente non esistono condizionatori in grado di funzionare con propano sul mercato europeo. Pertanto, si renderà necessario un lungo processo di adeguamento che sarà condizionato dal rispetto di nuovi standard di sicurezza.

Tuttavia, il regolamento prevede una fase di transizione e non ci sarà uno stop immediato, bensì un calendario progressivo per lo smaltimento degli apparecchi inutilizzabili secondo le nuove norme. Inoltre, i produttori dovranno rispettare divieti specifici, come ad esempio la vendita di unità monosplit con refrigerante sopra una certa soglia a partire dal 2025.

In conclusione, questa decisione rappresenta un’altra tappa importante nella transizione verso un’economia più sostenibile e rispettosa dell’ambiente, sebbene comporti delle sfide e degli adeguamenti da parte dell’industria del settore.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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