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Instagram non funziona oggi: problemi con l’app e possibile causa dell’interruzione

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Instagram non funziona oggi: problemi con l’app e possibile causa dell’interruzione

Instagram ha riscontrato alcuni problemi oggi, facendo registrare un’interruzione del servizio. Questo “down” è iniziato alle 22:00 e si è concluso un’ora dopo, alle 23:00. I problemi segnalati dagli utenti sono stati molti, a partire dalle difficoltà nell’accesso ai Direct Messages (DM).

Fanpage.it ha lanciato un nuovo canale WhatsApp, che permette di attivare le notifiche per ricevere gli ultimi aggiornamenti.

Il 25 gennaio, l’app di Instagram ha subito un’interruzione di servizio che ha durato diversi minuti. Secondo il portale Downdetector.it, il down ha interessato tutta l’Italia, raggiungendo picchi molto alti. Le prime segnalazioni di problemi sono arrivate alle 22:00, con le ultime registrate un’ora dopo. Tra i disagi segnalati, l’app non si aprivadi, non mostrava i follower degli account, non caricava nuove storie e non permetteva l’accesso ai DM.

Nonostante i problemi riscontrati, non ci sono state comunicazioni ufficiali da parte di Meta, la società che gestisce Instagram, WhatsApp e Facebook. Come solito, gli utenti hanno commentato l’interruzione del servizio di Instagram su Twitter, condividendo meme tramite l’hashtag #instagramdown. Nei giorni precedenti l’app aveva segnalato alcuni piccoli problemi, tuttavia i down erano durati solo pochi minuti.

I problemi riscontrati su Instagram a partire dalle 22:00 del 25 gennaio sono stati molteplici. Non si caricavano le nuove storie, non erano visibili i dati degli altri utenti e non si caricavano immagini e video. Anche WhatsApp, gestito da Meta, ha registrato un piccolo down, sebbene su scala minore. Le segnalazioni dei malfunzionamenti di quest’ultima app sono arrivate a poco più di un centinaio.

Per quanto riguarda le opzioni di personalizzazione su Instagram, è possibile cambiare sfondo e colori di tutte le chat. Downdetector ha fornito i dati relativi a “Instagram down”.

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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma

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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma

Mentre le strade di Roma risuonavano ancora di musica, canti e slogan del Pride, un episodio vergognoso ha ricordato a tutti quanto sia ancora lunga la strada verso una reale inclusione: sabato 14 giugno, intorno alle 19:40, subito dopo la fine del Roma Pride, che ha visto la partecipazione di oltre 200.000 persone, una donna trans è stata aggredita nei pressi della stazione Laurentina della linea B della metropolitana.

Secondo quanto denunciato da Gay Help Line, la vittima è stata bersagliata da insulti transfobici e poi inseguita da un uomo. Le frasi urlate “Frocio!”, “Si vede che sei un uomo!” sono lo specchio di un odio che continua a diffondersi nella nostra società, anche quando i riflettori delle grandi manifestazioni si spengono. Fortunatamente, alcuni passanti sono intervenuti, permettendo alla donna di mettersi in salvo su un autobus.

Il servizio di supporto Gay Help Line, che ha ricevuto la segnalazione attraverso il numero verde 800 713 713, lancia ora un appello a chiunque fosse presente in quel momento alla fermata: servono testimonianze, immagini, qualunque elemento possa aiutare a identificare l’aggressore.

In una città che poche ore prima celebrava l’amore, la libertà e la diversità, è inaccettabile che un’aggressione del genere possa accadere in pieno giorno, in un luogo pubblico, tra l’indifferenza di molti.

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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.

È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.

Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.

Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.

Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.

In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.

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