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Gino Cecchettin, libro in uscita a tempo di record. La lotta al patriarcato…

Gino Cecchettin, il padre di Giulia, che è stata uccisa a 22 anni con coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta l’11 novembre 2023, ha deciso di non rimanere in silenzio e di condividere “ciò che ha imparato” da sua figlia in un libro intitolato “Cara Giulia”.
Il libro, scritto insieme a Marco Franzoso, autore di “Il bambino indaco” e “L’innocente”, fa parte di un progetto più ampio per sostenere le vittime di violenza di genere. È una lunga lettera, una narrativa potente e un appello alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni. Attraverso la storia di Giulia, Gino Cecchettin si interroga sugli errori e sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società. Scrive: “Tu sei diventata un simbolo pubblico in questi giorni” e ha scelto di condividere il proprio dolore per affrontarlo e renderlo costruttivo, per aiutare i giovani del nostro Paese.
“Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei solo questo. Dopo ciò che è successo, sei diventata anche la Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti. E io sento il forte dovere di far sapere al mondo che tipo di persona eri e, soprattutto, di incoraggiare gli altri a porsi le stesse domande che mi pongo io.” Cecchettin spiega anche come sono nate queste pagine: “Sto cercando di analizzare dove abbiamo sbagliato, soprattutto noi genitori, nel non essere abbastanza presenti e nell’educare i nostri figli all’amore, al rispetto, alla comprensione.
Forse li abbiamo educati a una mentalità basata sul possesso.” Cecchettin, 54 anni, titolare di una piccola azienda di elettronica, si impegna nella lotta contro la violenza di genere in memoria di sua figlia Giulia, che ha ricevuto a titolo postumo la laurea in ingegneria biomedica il 2 febbraio, ritirata dalla sorella Elena. Federica Magro, direttrice editoriale di Rizzoli, sottolinea l’importanza della riflessione sulla violenza di genere nel nostro Paese e ringrazia Gino Cecchettin per aver affrontato questo tema con una riflessione lucida e preziosa, chiave per il cambiamento necessario nella società.
Noi rimaniano un po’ interdetti da questo comportamento così comunicativo da parte del padre della ragazza uccisa in modo brutale. Nell’epoca della libertà d’espressione ognuno fa ciò che meglio crede però personalmente non condividiamo la comparsata da Fazio, gli attacchi della sorella a Matteo Salvini, l’agenzia di comunicazione e ora il libro edito da Rizzoli…
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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